martedì 17 febbraio 2015

Il popolo Hunza. Ultracentenari e in salute.


Il regime alimentare degli ultracentenari che rende sani, longevi e felici


Le popolazioni longeve e gli Hunza
 
Quella degli Hunza o Hunzala, detti anche Buruscio o Bruscio, è una popolazione dove viene comunemente ritenuto che siano comuni gli ultracentenari, con una prospettiva di vita che si dice arrivi a volte fino a 130 anni.
Purtroppo mancano dati certi, e la questione è controversa. C'è chi sbandiera questa tesi a favore del proprio credo alimentare (vegan, fruttariani, propugnatori della dieta ipocalorica e del digiuno, ecc.), per dimostrare che questa è la giusta via. Questo rende la cosa ancora meno chiara a chi cerca informazioni.
Di certo esistono popolazioni che hanno una aspettativa di vita di gran lunga superiore alla media, e i luoghi dove vivono sono definiti "Blue Zones", come ad esempio Ovodda (Sardegna), Loma Linda (California), Vilcabamba (Equador), Abkhazia (Georgia), Okinawa (Giappone),  ma i dati sono a volte contraddittori. Sia per quanto riguarda l'età, sia per quanto riguarda l'assenza di malattie.
Il problema maggiore è che spesso non si possono controllare con precisione le date vere di nascita, data la mancanza di registri attendibili. Ma si può vedere comunque l'ottimo stato di salute degli anziani, oltretutto fisicamente, mentalmente e socialmente molto attivi, capaci di svolgere ancora lavori pesanti.
Uno dei fattori comuni, tra queste varie realtà, si è comunque visto essere una alimentazione frugale, semplice e ipocalorica, oltretutto priva di alimenti raffinati, artificiali e industriali (alcool, zucchero, ecc.).
Nel caso degli Hunza, o Buruscio, la notizia della loro straordinaria longevità risale agli anni '30 del novecento, quando un esploratore la descrisse nei suoi resoconti. In parte questa longevità derivava da quanto riferito dai locali che riportavano, per vari motivi, l'età in modo errato, sembra sovrastimandola anche di decenni.
Vero o falso? Prima delle risposte ci sono le indicazioni e gli spunti. Questa resta comunque una casistica con molti aspetti di grande interesse, oltre che attuali.

Il popolo degli Hunza

E' un popolo che vive nelle valli pakistane settentrionali di Hunza, Nagar e Yasin. La loro lingua sconosciuta, il burushaski,  non è relazionabile con nessun'altra, attuale o estinta. Questo fa già presupporre una storia fatta di isolamento. Sono di razza bianca, a differenza delle popolazioni circostanti, e geneticamente sono parzialmente vicini alle popolazioni dell'Est Asiatico, rendendoli collegabili come origini alle etnie che popolano il nord dell'Himalaya.
Gli hunza, erano in numero esiguo fino a tempi recenti, circa 10.000 abitanti, sparsi in circa 150 villaggi a un'altitudine oscillante tra i 1660 e i 2450 m. sul livello del mare. La forti criticità delle vie di comunicazione, spesso assenti, ha fatto si che questo popolo restasse per lungo tempo isolato dalle popolazioni circostanti.
La spiritualità anche è particolare e denota un lungo isolamento (ipotizzato da alcuni in circa 5.000 anni), in quanto non si manifesta esteriormente in riti, preghiere, templi, e nella costituzione di una gerarchia religiosa. La religione e la preghiera sono vissuti interiori. Questo, unito anche al fatto che le donne hanno pari diritti, li distingue nettamente dai popoli vicini.
I dati sulla loro longevità hanno suscitato interesse da più parti. Oltre ad essere il popolo più longevo sulla faccia della terra, il popolo degli Hunza sembra essere immune alle malattie, non conosce neppure patologie degenerative, il cancro, malattie del sistema nervoso, invecchiamento precoce, e altro, cose che la nostra scienza medica sembra essere ben lungi da sconfiggere e che spesso si rivelano essere in costante aumento. Mentre gli Hunza, tranne rari episodi di febbre, arrivano all'età avanzata senza sofferenze. E, al termine della vita, il momento della morte poi arriva naturalmente, senza malattie.

Oltre a questo, gli Hunza colpiscono per la loro eccellente forma fisica e la loro resistenza: sono capaci di lavorare duramente nei campi, o in altro, sopportando la fatica in un modo sorprendente, anche quando ultracentenari. In montagna, nonostante l'altitudine, sono corridori e portatori instancabili, arrivano a percorrere anche oltre 200 chilometri al giorno.
Gli Hunza, anche in età avanzata, intorno ai cento anni, si occupano attivamente della famiglia. Uomini e donne sono fertili anche quando molto avanti con gli anni, e spesso figliano anche dopo i 70 anni. E questo perché anche in età avanzata il loro fisico appare ancora giovanile, e non è paragonabile a quello degli anziani occidentali.
Ovvio che ci si chieda quale sia allora il loro segreto. L'ingrediente, l'elemento, la dieta miracolosa.
Da più parti arrivano le certezze legate a questo o quello presente nella dieta. Anche se in occidente la stesa dieta non porta a simili risultati.

Altro elemento che caratterizza questo popolo è la loro facilità al sorriso, sono sempre di buon umore e gioviali, anche quando l'ambiente sembra essere, in vari modi, più ostile. Non si arrabbiano e non soffrono di ansia, ma sono sempre sereni. Nelle loro esistenze traspare la felicità.
Allora? Quale è il segreto?

Uomini Hunza


Elementi della vita degli Hunza

Se si analizzano gli elementi che caratterizzano lo stile di vita di questo popolo, e non la sola alimentazione, forse si riesce ad arrivare più vicini alla verità.
Elencandoli, questi elementi, emerge prima di tutto:

- Il rapporto con l’alimentazione, intimamente connesso con quello verso l’ambiente.
- Il rapporto con se stessi e con una spiritualità intima e profonda.
- Il rapporto con il prossimo, improntato alla leggerezza e al rispetto, dove traspaiono amore e solidarietà.
- Elementi nutrizionali caratteristici che concorrono, certo non da soli, ad assicurare a questo popolo serenità, salute e longevità.
Si può iniziare con il parlare della loro alimentazione, ma restando aperti al prosegui del discorso con l'integrazione di altri elementi importanti.

Alimentazione

La loro alimentazione è prevalentemente, ma assolutamente non esclusivamente, vegetariana, ed è generalmente costituta da:

- Sementi e derivati come miglio, orzo, grano, grano saraceno, germe di grano.
- Frutta, spesso essiccata nella stagione invernale, come albicocche, ciliegie, more, pesche, mele, pere, melograni, noci.
- Verdure di vario genere come cavoli, spinaci, rape, pomodori, germogli di piselli, legumi lessati,
- Altri cibi ad integrazione, come pane integrale di vario tipo, qualche formaggio fresco anche fermentato, poca carne, poco sale.

Non gradiscono di norma alimenti industriali, e preferiscono nutrirsi dei frutti (qui inteso in senso allargato) della natura che loro stessi coltivano.
Anche se l'industria alimentare ha iniziato da tempo a fare danni anche li.
Albicocca messe a seccare

Lo stile alimentare

Ma gli alimenti e la proporzione tra gli stessi, che pure hanno delle particolarità, non bastano a spiegare la vitalità del popolo Hunza. 
Gli elementi caratteristici che potrebbero essere più utili alla loro salute e longevità, potrebbero essere:

- Il lungo digiuno che compiono ogni anno
- L'acqua molto alcalina che sgorga dalle loro sorgenti. 

Gli Hunza subiscono un lungo periodo di carestia nei mesi invernali. Questo li porta a seguire forzatamente un periodo di digiuno.
Il territorio dove vivono non fornisce una quantità di alimenti sufficiente per alimentare le pur poche migliaia di Hunza in modo regolare per tutto l'anno.
Nella stagione invernale utilizzano i pochi alimenti disponibili e conservabili. Ma fino al sopraggiungere della primavera, a marzo, quando matura l'orzo, digiunano per lunghi periodi, arrivando fino a due mesi di semi-digiuno, in modo da razionare i pochi viveri disponibili, nell'attesa del primo raccolto.
Probabilmente è questa abitudine (che secondo alcuni concetti di nutrizionismo dovrebbe portare a deperimento e detrimento nella salute, fino a danni gravi) concorre a portare alla popolazione forza e salute.

Digiuno

Il digiuno, sapientemente seguito, magari sotto controllo medico per chi non vi è avezzo, ha dimostrato di essere sin dall'antichità, un potente mezzo terapeutico (per approfondimenti vedere l'apposita sezione di questo sito).
Negli animali il digiuno è un' istinto nei momenti di malessere o malattia, ed è una cosa normale, come lo era per i nostri antichi avi, legata alla carenza di cibo in periodi avversi.
La capacità di accumulare energia sotto forma di grasso, è una caratteristica comune alle specie animali.
In autunno gli erbivori, soprattutto in zone montane, mangiano molto di più e accumulano grasso per l'inverno. Gli scontri che i maschi di alcune di queste specie hanno per la conquista della femmina e l'accoppiamento, avvengono spesso durante l'inverno, e il digiuno non compromette le loro energie, ma le aumenta.
Gli uccelli migratori, a fine estate mangiano molto più del necessario ed iniziano la migrazione con un peso che può arrivare al doppio del normale. Ma bruciano le loro riserve durante la migrazione, spesso di migliaia di chilometri, e, alla fine di questa, il loro perso torna normale.
I predatori in inverno possono restare anche settimane senza mangiare, mentre percorrono grandi distanze alla ricerca di cibo, vivendo con il solo grasso accumulato.
Anche i pesci digiunano nel periodo invernale, sia se in stato di semi-letargo, che durante le migrazioni, come il salmone, che durante il periodo della risalita dei fiumi e nel successivo periodo della posa delle uova, non si nutre.
Il digiuno è una condizione insita e prevista nel ciclo della vita, è presente da sempre. Per questo oltre a non essere di per sé dannoso, può anche essere in grado di apportare dei benefici concreti per la salute.
Nella pratica del digiuno, i primi giorni di astensione dal cibo, attraverso l'intensificazione dei processi di disintossicazione, provocano una leggera acidificazione dei tessuti, con la corrispondente sintomatologia. L'utilizzo dell'acqua alcalina, come avviene nel caso degli Hunza, è di aiuto in queste circostanze.
Un modo che molti occidentali hanno trovato comodo per "digiunare", anche se in maniera parziale, è quello del digiuno intermittente.

Acqua alcalina

Altro elemento importante per la salute e la longevità di questo popolo è la composizione dell'acqua. Da diversi studi è emerso che l'acqua bevuta dagli Hunza possiede un elevato pH (acqua alcalina), con un elevato contenuto di minerali colloidali. Come sopra scritto, digiunare con l'acqua alcalina è più agevole che digiunare con acqua normale, o peggio leggermente acida (con pH inferiore a 7,0).
Ma i benefici dell'acqua alcalina, non si fermano al digiuno reso più facile. Come già descritto in altra sezione di questo sito, il corpo umano ha necessità di regolare il suo pH in modo estremamente preciso, e un pH corporeo spostato verso valori acidi, come avviene spesso nella nostra civiltà, porta a disturbi e conseguenze di vario genere.
Il pH del corpo dipende molto dall'alimentazione (esistono alimenti alcalinizzanti e acidificanti), da fattori psichici (lo stress è acidificante), dalla presenza o mancanza di attività fisica (la sedentarietà ostacola l'ossigenazione dei tessuti e favorisce di conseguenza un pH acido). Non sempre è possibile intervenire efficacemente su questi fattori. Ma questo sbilanciamento può essere corretto anche attraverso l'acqua alcalina. Quindi non è l' acqua alcalina di per sé, ma il suo effetto sul pH corpore quando questi si trova in condizioni di sbilanciamento verso la condizione acida.
Uno sbilanciamento acido nel corpo, riduce le funzioni assimilative, le capacità di riparare i tessuti e di depurare dai metalli pesanti, favorisce lo sviluppo delle cellule tumorali ed aumenta la suscettibilità all'affaticamento e alle malattie. Il clima acido nel corpo è determinato da vari fattori, quali l'alimentazione acidogena, lo stress, l'intossicazione generale, le reazioni del sistema immunitario o da processi che impediscano la ossigenazionee delle cellule. L'organismo umano cercherà di compensare il livello di pH ad acidità elevata con l'utilizzo dei sali minerali alcalini. Se l'alimentazione non contiene la quantità sufficiente di sali minerali alcalini, si presenterà un'accumulazione di acidi nelle cellule.
Il corpo umano ha necessità di mantenere un grado di acidità del sangue al suo interno, compreso tra 2 valori limite molto ravvicinati: tra 7,35 e 7,45 (valore definito come neutro). Si tratta di un esigenza vitale, poiché al di fuori di questi valori le conseguenze possono essere gravi, addirittura mortali. Per il corpo, quindi, questo equilibrio rappresenta una necessità assoluta ed inderogabile. Esso è comunque in grado di utilizzare tutta una serie di risorse per mantenerlo, anche se una certa deriva verso il limite acido (un valore più basso), soprattutto a causa dei cibi consumati, è oggi molto comune. Questo eccesso di acidità nei tessuti, arriva ad alterare i processi vitali e l’organismo stesso, predisponendolo alle infezioni e alle malattie. La salute ha bisogno di due cose: di un sangue e di un cibo alcalini.
Per informazione, l'acqua alcalina è disponibile anche per chi vive in occidente. Trovare un acqua molto alcalina in bottiglia è praticamente impossibile o molto costoso.
Molte acque minerali sono addirittura acide (pH inferiore a 7), con pH che arriva anche a 5,6. Le alcaline arrivano generalmente a poco più di 7. Quando si parla di acqua alcalina si parla di acqua con un pH generalmente tra 9 e 11.
Esistono, in farmacia, delle bustine di minerali da sciogliere nell'acqua e renderla alcalina. O, meglio, anche se costosi, dei macchinari che rendono l'acqua del rubinetto alcalina, e anche ionizzata, come quella presente in natura, oltre a filtrarla. Da non confondere con i depuratori di acqua o con i depuratori ad osmosi, che si limitano a purificarla. Per approfondimento su questa risorsa per la salute cliccare qui: Acqua ionizzata alcalina  

Donne Hunza

Situazione attuale

Anche il territorio degli Hunza sta ormai subendo l'attacco dell'industria alimentare e dei suoi cibi spazzatura, come farine raffinate, zucchero, sale, e altro cibo industriale, insieme con i suoi innumerevoli additivi più o meno artificiali ed innaturali. E ora questo popolo sta iniziando a conoscere le prime carie, le prime problematiche cardiovascolari, i primi problemi reumatici... ossia i problemi degenerativi che le popolazioni occidentali conoscono così bene.
Questo è quanto è già accaduto in altre parti del mondo, più o meno recentemente, e le conseguenze sono state sempre le stesse: la perdita della salute, della felicità, della longevità.  Una vita dove la malattia, la perdita di identità, l'infelicità e il disagio sono entrate pian piano fino a essere percepite come una cosa normale ed inevitabile.
Questo dimostra quanto la nostro stile di vita, alimentare in primo luogo, ma non solo, necessiti di essere rivisto.
Gli Hunza e le altre popolazioni che vivevano più vicini alla natura e ai suoi ritmi, lo dimostrano ed insegnano.


Fonte: http://www.paleodieta.it/hunza.htm



 


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