lunedì 31 marzo 2014

NMG - L'omosessualità è scritta nelle leggi biologiche della natura


Scritto da Mauro Sartorio
14/02/2014

L'omosessualità è uno stato ormonale configurato dalla Natura con il fine della stabilità sociale.
In questo senso l'omosessualità è necessaria alla sopravvivenza della specie.
Abbiamo già visto qualcosa rispetto alla filogenesi nella terza legge biologica, e qualcos'altro in tema di mancinismo.
In effetti l'omosessualità non è, come il mancinismo o il genere sessuale, qualcosa che si riceve alla nascita: i connotati fisici di genere sono definiti in maschi e femmine, senza alternative, e distribuiti in una proporzione di 1:1 circa.
Si tratta invece di una "bilancia ormonale" che si sposta durante la vita in modo più o meno accentuato.
Per comprendere veramente a fondo questo tema, è necessario acquisire alcune nozioni che riguardano la corteccia cerebrale perinsulare, ma essendo un tema molto vasto mi riservo di trattarlo in un altro articolo.

La base da cui si parte è comunque questa: tutti i processi sociali complessi, quelli che si svolgono all'interno di una famiglia, di un branco, di una società, sono scritti e programmati nella corteccia perinsulare.
Corrisponde alla più recente area cerebrale in termini evolutivi, così possiamo spiegarne il funzionamento guardando ad esseri di pari livello ma organizzati più linearmente.
Tenterò quindi di fare una sintesi semplificata per comprendere senza troppi tecnicismi il concetto.

Nel branco di lupi c'è sempre il capobranco, che è quello che si è dimostrato più forte e in grado di guidare il gruppo, e ha di conseguenza il diritto di fecondare le femmine per rinforzare la stirpe.
In questa situazione tutti gli altri lupi del branco (secondi lupi) vanno, come si dice, in "conflitto di territorio", che fisiologicamente agisce su alcuni organi specifici, ma fondamentalmente riduce il livello di testosterone nel corpo.

I "secondi lupi" sono tutti maschi omosessuali, nel senso che non hanno diritto all'accoppiamento con le femmine, sono dominati dal capo, e l'abbassamento di testosterone gli consente di non sentire di doversi vendicare del lupo vincitore, ma piuttosto lo adorano a vita e sono disposti a "buttarsi sul fuoco" per lui.
Questo meccanismo permette al branco di mantenersi coeso ed efficace nella lotta per la sopravvivenza, senza rischi di guerre interne che metterebbero in pericolo il gruppo e in definitiva la specie.

Il programma biologico speciale che quindi si attiva nell'organismo con i "conflitti di territorio", viene sfruttato dalla Natura per fare una sorta di "castrazione" che diventa una necessità biologica, permettendo di affiancare i secondi lupi al lupo capo e agli eventuali lupi di riserva (mancini).
Questo programma è così efficiente che i secondi lupi mantengono comunque la capacità di riprodursi in caso di bisogno.

Ci sono inoltre sia lupi dominati dal lupo capo o dal padre (omosessuali per il padre), sia lupi dominati dalla lupa alfa o dalla madre (edipici, omosessuali per la madre).
Questo ultimo attaccamento e sottomissione omosessuale ha una qualità diversa rispetto all'amore che ogni essere ha per la propria madre.
Un rapporto edipico dove l'uomo ha solo la madre e non potrà mai avere una donna pari a lei, e dove andare con un'altra donna corrisponde a farle le corna, si può considerare in termini biologici un tipo di omosessualità da lupo sottomesso.

Stiamo parlando dunque di una bilancia ormonale, di livelli di testosterone che non sono predefiniti, ma sono mobili.
E quando un maschio abbassa il testosterone sarà più femminile, e percepirà anche il mondo "più femminilmente", in modo più remissivo e depressivo (ci si immagini il lupo dominato con le orecchie basse).
Le femmine, che hanno più estrogeni e meno testosterone, fanno anche loro conflitti che riducono i livelli ormonali, che riguardano sempre il territorio ma inteso in modo più femminile, ovvero il territorio quello "interno", della tana, ma anche inteso come lo stesso maschio capo, quindi con una connotazione più sessuale di "non essere presa dal maschio", "non sapere se sono o non sono la sua femmina".
Abbassando i livelli di estrogeni, la femmina in conflitto sessuale si trova in proporzione con più ormoni maschili, comportandosi in modo più iperattivo, aggressivo, più da matrona al comando.

In questa bilancia ormonale, che è variabile durante la vita in base alle situazioni che si creano "nel branco", sia maschi che femmine si muovono allo stesso modo fluttuando tra due estremi, uno di forte mascolinità, aggressività, iperattività, leadership (estrogeni abbassati, conflitti del tipo "ruolo, identità sessuale", soprattutto nel proprio "branco di origine" = famiglia di origine), e l'altro di femminilità, remissività, dolcezza, depressione (testosterone abbassato, conflitti del tipo "sottomissione nel territorio" soprattutto nel proprio "branco di origine").

Possiamo quindi dire che nessuno nella nostra complessa società, dove ognuno ha anche diversi territori in cui si muove, sia solo una cosa o solo l'altra, ma siamo un mix di tutto questo con infinite sfumature che, indipendentemente dal genere sessuale, vanno da un estremo all'altro: esiste quindi il maschio furioso e capobranco, esiste il maschio più dolce con un po' meno testosterone, esiste quello così femminile da iniziare a cercare un compagno maschio.
Esiste la femmina estremamente remissiva, esiste quella più aggressiva con un po' meno estrogeni che tenderà a cercare un uomo dolce e tenero, esiste quella tanto più maschile da iniziare a cercare la femmina.
E questi livelli sono tecnicamente variabili in ogni momento durante la vita, ma siccome viviamo tendenzialmente come abbiamo imparato a vivere (nei primi 6-8 mesi di vita fondamentalmente), le fluttuazioni sono sì continue, ma è raro e difficile che siano molto ampie.
I mancini, a causa dell'inversione nel funzionamento della corteccia cerebrale, sono parzialmente meno predisposti all'omosessualità, tendendo le femmine in conflitto a essere ancora più remissive e femminili, e i maschi a essere più maniacali e iperattivi (NON è una regola).
La cosa certa è che non scappa nessuno, sulla bilancia ormonale siamo tutti in una certa misura omosessuali, chi più e chi meno.

Questo genere di omosessualità è quella, diciamo, di fisiologia normale, e riflette lo stratagemma che la biologia ha escogitato per il funzionamento dei branchi e anche della società umana.

Esistono altre possibilità come cause per l'abbassamento del livello ormonale, ma in questi casi non si parla di omosessualità, ma di asessualità, dove gli organi preposti alla produzione di ormoni femminili e maschili perdono o riducono la loro funzionalità.
Così una donna può diventare più mascolina con l'asportazione delle ovaie, o in seguito a lunghe necrosi delle ovaie per forti "conflitti di perdita", con la pillola anticoncezionale, con veleni...
Un uomo può diventare più femminile con l'asportazione dei testicoli, con i conflitti di perdita, con la castrazione ormonale, con i veleni...

A proposito di amore e rapporti sessuali: i "secondi maschi" (beta) sono quindi tendenzialmente omosessuali e possono avere rapporti anali, che è la modalità di relazione che mantiene uno stato affettivo.
Per la donna questo tipo di rapporto può essere altrettanto piacevole, o può essere un atto di sottomissione d'amore, ma è un po' meno biologico e può travalicare facilmente nella percezione dell' "attacco": la donna, proprio perchè depositaria della grande energia della procreazione, può vivere visceralmente il rapporto anale come un attacco alla sua identità.
Per esempio, se il rapporto è compiuto non come atto d'amore ma come metodo anticoncezionale, questo fatto per una donna, anche se piacevole fisicamente, biologicamente non sta in piedi.
E accade (NON è una regola) che l'organismo reagisca con programmi di fisiologia speciale.




venerdì 28 marzo 2014

NMG - La pelle: dermatiti, orticaria, herpes, vitiligine, nei, fuoco di Sant'Antonio ecc.


23/01/2014
Scritto da : Mauro Sartorio

Premessa: l'eziologia delle cosiddette malattie, ovvero la causa delle reazioni di fisiologia speciale dell'organismo, è l'argomento che a un primo approccio richiama maggiormente l'attenzione sulle 5LB.
Oltre alle cause però dobbiamo vedere anche ciò con cui è molto importante, anzi fondamentale, avere dimestichezza, sia in termini di comprensione teorica, ma soprattutto in termini di valutazione dell'emergenza: la funzione dei tessuti coinvolti, e la posizione dell'organismo all'interno del processo.

Per i principianti, sarà necessario leggere almeno le 5 Leggi Biologiche e in particolare la seconda.

La pelle riveste tutto il nostro corpo, e riveste anche il ruolo della sensorialità più estesa e sviluppata: il tatto.
La pelle è l'organo attraverso il quale abbiamo il contatto con il mondo e gli altri.
In biologia questa è la sua funzione, così reagisce con fisiologia speciale in tutte le occasioni in cui succede qualcosa di inaspettato rispetto al percepire il contatto, per esempio un'improvvisa perdita di contatto.
Vediamo come funzionano questi tessuti: l'epitelio ectodermico (lo strato di pelle più superficiale) è innervato dalla corteccia sensoriale, e in fase attiva - ovvero dopo una DHS di improvvisa perdita di contatto con qualcuno - può ridurre la sensibilità tattile, con il senso di non percepire la separazione e limitando anche l'afflusso di informazioni alla memoria. L'epitelio può anche ridurre la rigenerazione cellulare e, permanendo in fase attiva, si assottiglia e si secca un po'.
Questi due possibili sintomi solitamente non vengono notati, così possiamo considerare la fase attiva quasi sempre asintomatica.
In PCL-A - ovvero in seguito al contatto ritrovato - l'epidermide ripara gonfiando, arrossandosi e generando tutte quelle manifestazioni che in medicina prendono i più svariati nomi generici come dermatite, dermatosi, eczema e tutto ciò che ha a che fare con l'epidermide.
La crisi epilettoide in questo processo non è rilevabile, se non in quelle situazioni in cui si manifesta l'assenza, ovvero una momentanea "perdita di conoscenza" di alcuni secondi, che passa però spesso inosservata specie se è notturna. L'assenza equivale a una riduzione di sensorialità concentrata in una piccola frazione di tempo, e chi se ne accorge nota che per un attimo la persona non è in sè, è appunto assente.
La fase PCL-B riduce gli edemi, compaiono i pruriti, e lentamente l'epitelio torna alla funzionalità normale.

Questo è il decorso in linea generale, e le condizioni patologiche della pelle compaiono sempre in CL al momento della percezione biologica "finalmente ho recuperato quel contatto perduto".
Ma ogni manifestazione sul corpo per essere compresa va osservata nel dettaglio dei singoli sintomi, evitando imprecise etichette nosografiche.
Inoltre si ricordi che una cosa è un conflitto fatto e risolto, e un'altra sono le recidive continue che mantengono a tempo indeterminato il processo, generando sintomi cronici e a volte complicazioni.

Vediamo allora qualche esempio:
Vitiligine
- macchie bianche, più chiare della pelle circostante, dette vitiligine, sono provocate da una prolungata fase attiva dello strato più profondo dell'epidermide, quello in cui si trova il pigmento. In quello strato sono presenti i melanociti, i quali si occupano della produzione di melanina, e che in fase attiva riducono la loro funzione. Con una concentrazione minore di melanina, le macchie chiare sono più evidenti quando sono esposte al sole poichè la pelle circostante si scurisce.
In fase PCL i melanociti riparano con eccesso, producendo più melanina del normale e generando i nei. Se il processo avviene sotto il sole, questi possono divenire molto scuri.
Neo
Ci sono situazioni in cui la fase attiva è così intensa e prolungata, che i melanociti possono giungere a uno stato di atrofizzazione tale da non essere in grado di ripristinarsi. Sono questi i casi in cui, anche a conflitto risolto, la pelle potrebbe rimanere bianca e non ripristinare i livelli di melanina precedenti.
La percezione biologica che avvia la riduzione di funzione dello strato profondo dell'epidermide è "rottura di contatto con ingiustizia", "improvvisa separazione ingiusta".

Orticaria
- quella che viene definita orticaria ha la caratteristica di provocare una sensazione di ipersensibilità e prurito. Al di là del colore che può prendere la pelle, delle ulcere o dei pomfi (che sono comunque fasi di soluzione di una separazione), ciò che provoca l'ipersensibilità è a livello delle punte nervose, che sono preposte al rilevamento di freddo, caldo e pressione.
In fase attiva riducono la funzione con atrofia, in soluzione (PCL) gonfiano e sono ipersensibili.
La percezione biologica che riduce la sensibilità è "separazione improvvisa con identità", cioè "mi sento separato da qualcuno e non so più qual è la mia posizione". Ad esempio prende le punte nervose una soluzione del tipo: "mio marito è tornato a casa finalmente, ma non so più se sono ancora sua moglie o no".
Questa ipersensibilità bruciante è la stessa che fa il cosiddetto "fuoco di Sant'Antonio", con il quale sono coinvolte in modo molto intenso e in vaste aree del corpo le punte nervose.
La lateralità del fuoco di Sant'Antonio viene spiegata immediatamente qui sotto.

Herpes zoster (fuoco di Sant'Antonio)
La posizione dell'organismo rispetto alla rottura di contatto si deve valutare anche con indizi molto importanti che sono le aree del corpo coinvolte.
Come per tutti i processi del neo-encefalo, è importante la lateralità del fenomeno: sul lato non-dominante (sinistro per i destrimani) la soluzione della separazione sarà per rapporto all'ascendenza (mamma) o alla discendenza (figli), sul lato dominante sarà per rapporto a papà, partner, fratelli, amici, e resto del mondo.
Se per esempio è il braccio destro di un destrimane che si arrossa internamente potrebbe essere "ho finalmente riabbracciato il mio partner", se sono le mani potrebbe essere "ho recuperato qualcuno che mi sfuggiva di mano"...
La separazione è spesso vissuta anche come "non vorrei questo contatto ma ne vorrei un altro", quindi come una rottura di contatto da quel "altro".
Per esempio una dermatite sopra i piedi "qualcuno mi pestava i piedi, ora non più", o sull'esterno delle mani o braccia "sono riuscito ad allontanare un contatto che non volevo"...
Un herpes sul labbro inferiore destro "ho finalmente detto quello che volevo dire al mio collega" (impedito nel dire, dalla separazione).

Herpes labiale
Oltre alla lateralità è da valutare la rottura di contatto "locale", ovvero la zona particolare dove la persona può avere vissuto la separazione: ad esempio quel padre che salutando il figlio gli posava per abitudine la mano sul collo, e quest'ultimo vive la separazione in quella zona; o quell' uomo che percepisce la separazione dal proprio cane sulla striscia di pelle della mano che era in contatto con il guinzaglio.

Si comprenda come le sfumature sono tante quante sono le persone su questo pianeta, ed è perciò impossibile creare ricette "interpretative", ma è necessaria la presenza della persona stessa e del suo personalissimo vissuto.

Per applicare queste conoscenze nel concreto è categorica la precisione, così è importante non farsi autodiagnosi e non modificare alcun trattamento medico, ma, nei limiti di queste informazioni che non pretendono di essere complete, osservare i processi così come sono con soli fini didattici.
Per la pluralità delle variabili è inoltre impossibile e irrispettoso per il malato, anche in presenza del miglior medico o esperto nel campo, fare corrette e complete diagnosi online.



mercoledì 26 marzo 2014

Cuore, studio Uk accusa: migliaia di morti in Ue per linee guida basate su dati falsi

Tutto ruota intorno alle linee guida della Società europea di cardiologia pubblicate nel 2009 che raccomandano per i pazienti cardiopatici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico non legato al cuore l’impiego di farmaci beta bloccanti. Queste linee guida sono, però, basate su ricerche rivelatesi in contrasto con gli standard scientifici, tanto da provocare il licenziamento dell’autore.

di Davide Patitucci | 1 marzo 2014
I numeri sono quelli di un conflitto armato. “Almeno 10 mila probabili morti l’anno nel solo Regno Unito”. Sono le conclusioni di una meta-analisi condotta su migliaia di pazienti da un team di ricercatori britannici guidati da Darrel Francis, dell’Imperial College di Londra, e pubblicata a luglio sulla rivista specializzata “Heart”. Cifre che, guardando all’intero Continente europeo, lieviterebbero. Fino a raggiungere le 800 mila morti negli ultimi cinque anni, in base a una più ampia indagine condotta dallo stesso gruppo di ricerca, pubblicata nelle scorse settimane sullo European Heart Journal. “La sicurezza dei pazienti è di primaria importanza – sostiene Francis nella sua analisi -. La medicina clinica dovrebbe imparare dai propri fallimenti”.
Ma su cosa si basa questo studio britannico e quali sono i fallimenti cui fa riferimento? Tutto ruota intorno alle linee guida della Società europea di cardiologia pubblicate nel 2009, raccomandano per i pazienti cardiopatici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico non legato al cuore l’impiego di farmaci beta bloccanti, per proteggere il cuore stesso sia durante che dopo l’operazione. Queste linee guida sono, però, basate su ricerche rivelatesi nel tempo in contrasto con gli standard scientifici correnti, tanto da provocare nel novembre del 2011 il licenziamento dell’autore, Don Poldermans, da parte dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam presso il quale lavorava come esperto in chirurgia cardiovascolare, a seguito di una “Inchiesta per possibile violazione dell’integrità scientifica”.
A nulla sono valse, infatti, le ammissioni di colpa e le scuse dello studioso, che ha tuttavia negato l’intenzionalità del suo operato. Numerosi gli appunti mossi contro di lui, tra gli altri “cattiva condotta scientifica, omissione di consenso informato scritto, fabbricazione di dati e manipolazione dei risultati della ricerca”. Non sarebbe, invece, emersa “alcuna prova di manipolazioni indirizzate deliberatamente in una specifica direzione”, secondo l’indagine interna dell’istituto. I fatti sono ancora più gravi se si considera che il medico olandese caduto in disgrazia, oltre a essere stato il principale responsabile del progetto di ricerca, ha anche guidato, in palese conflitto d’interessi, la commissione che ha stilato le linee guida europee.

“La meta-analisi di Francis è solo l’ultimo di una serie di studi che mettono in dubbio l’uso dei beta-bloccanti per la prevenzione degli eventi cardiovascolari nella chirurgia non cardiaca – sostiene Rosa Sicari, dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, tra i membri della task force che ha stilato le linee guida europee -. Le varie generazioni di studi nel tempo sono state, infatti, messe in discussione per il sospetto di frode scientifica. Tuttavia – precisa la studiosa – nonostante ci siano state indagini sulla condotta di Don Poldermans, autore principale di queste ricerche, gli studi non sono stati cancellati e/o ritirati dagli editori delle prestigiose riviste che li avevano pubblicati”.

Ma quanto sono efficaci questi medicinali e quali sono i rischi connessi al loro impiego? “I beta-bloccanti sono farmaci largamente usati nei pazienti con cardiopatia ischemica e nella disfunzione ventricolare sinistra non ischemica – spiega Sicari -. Il loro utilizzo aumenta il rischio di morte per ipotensione e ictus. Tuttavia, gli studi clinici randomizzati sono ancora pochi e probabilmente insufficienti a chiudere questa controversia scientifica che dura da moltissimi anni”.
Secondo quanto emerge dalla meta-analisi, l’aumento del rischio di decessi nel solo Regno Unito sarebbe del 27 per cento. Francis e colleghi denunciano che le linee guida europee sono ancora basate su analisi che comprendono i dati degli studi di Poldermans, ormai screditati. E denunciano come l’aver inserito questi dati manipolati nelle meta-analisi fatte in precedenza abbia determinato una sottostima del rischio di mortalità associato all’uso dei beta-bloccanti. Secondo gli autori, però, “non è facile accertare in modo affidabile la reale estensione del possibile danno” di questa sottovalutazione dei rischi per la salute. Ma, in basse alle loro stime, “più della metà dei decessi si sarebbe verificata quando la ricerca di Poldermans era già stata screditata. Le linee guida – concludono Francis e colleghi – dovrebbero, pertanto, essere ritirate senza ulteriori ritardi”.
L’invito degli studiosi inglesi sembra essere stato recepito. “Si stanno preparando le nuove linee guida – comunica Sicari -, nelle quali l’indicazione dei beta-bloccanti dovrebbe rimanere limitata a chi già li utilizza cronicamente”. Secondo un comunicato congiunto emesso, all’indomani della pubblicazione dello studio britannico, dall’American Heart Association, l’American College of Cardiology Foundation e l’European Society of Cardiology, “è in corso un’attenta indagine di tutti gli studi già validati, con l’incorporazione di nuovi trial e meta-analisi. Nel contempo, la nostra posizione comune è che l’utilizzo dei beta-bloccanti in pazienti che si sottoporranno a interventi non cardiaci non dovrebbe essere considerato di routine, ma valutato attentamente dai medici caso per caso”. Le nuove linee guida, depurate da dati erronei e manipolati, secondo le indicazioni delle tre società scientifiche internazionali, dovrebbero vedere la luce quest’estate.

http://heart.bmj.com/content/early/2013/07/30/heartjnl-2013-304262.full.pdf+html

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/


martedì 25 marzo 2014

Che cos'è veramente l’empatia?

Il termine “empatia”, può trovare all'interno dei vari dizionari definizioni abbastanza diverse. Nel linguaggio comune significa più che altro capacità di compartecipazione, saper condividere gli stati d’animo degli altri, in particolare le loro sofferenze.

Proprio da questa compartecipazione giungono capacità di aiutare, sostenere e soprattutto comprendere. Indubbiamente il significato è molto ampio, ma si lega sempre al saper “sentire” gli stati d’animo altrui sia negativi che positivi, e al saper alleviare la sofferenza. Di fatto, non può esistere relazione significativa se non c’è empatia: la mamma che consola il suo bambino, lo fa grazie all’empatia; la persona che riesce a condividere la gioia dell’amico, lo fa perché può usare la sua capacità di condivisione empatica; l’innamorato che riesce a sintonizzarsi su ciò che sente l’altro, lo fa usando questo strumento.

Ci sono poi professioni che comportano, o meglio che comporterebbero necessariamente l’empatia: nessuno psicoanalista può condividere il vissuto del suo analizzando, se non possiede empatia; ed anche gli infermieri, i medici e gli operatori sociali dovrebbero essere dotati di questa capacità. Molte volte però questo termine viene confuso con altre qualità che possono essere simili: tipo la simpatia, la compassione o la pietà cristiana.

La parola “empatia” fu usata per la prima volta in Germania da “Titchener”, col significato di “sentire dentro”, e deriva forse dalla parola greca empatheia. Negli ultimi 20-25 anni questa parola è però stata oggetto di divergenze sia teoriche che terminologiche, poiché si è a lungo discusso se dovesse essere considerata un’esperienza affettiva oppure cognitiva. Per molti studiosi viene vista come una condivisione affettiva; tuttavia molti altri considerano la vera empatia come subordinata anche allo sviluppo di capacità cognitive, che consentano in primo luogo di immedesimarsi negli altri, di mettersi dal loro punto di vista e di comprendere il loro modo di valutare cose e situazioni (tutto ciò è frutto del pensiero riflessivo).

In questo contesto cercheremo di definire alcune cose che si riferiscono sia al concetto di “empatia emotiva” che a quello di “empatia cognitiva”, ovvero sia all’aspetto prettamente affettivo che a quello cognitivo. Possiamo infatti vedere come l’empatia richieda l’uso di entrambe le tonalità – affettiva e cognitiva – anche se apparentemente potrebbero sembrare in antitesi: in realtà, solo un vissuto affettivo può permetterci di “sentire”, ma le capacità cognitive ci mettono in grado di vedere e comprendere pienamente la prospettiva dell’altro.

Inoltre, l’empatia necessita di due presupposti anch’essi apparentemente antitetici: la fusione affettiva tra sé e l’altro e la differenziazione tra sé e l’altro. Senza differenziazione infatti non è possibile giungere ad una vera condivisione, perché gli stati emotivi altrui non sono riconosciuti come esterni a sé, e quindi non vengono correttamente discriminati. Tuttavia, senza la capacità fusionale che consente di far propri gli stati emotivi altrui, non vi può essere empatia.

L’empatia è quindi il risultato di un equilibrio estremamente complesso, tra la capacità di discriminare e riconoscere gli affetti dell’altro come diversi dai propri, e quella di accoglierli e farli propri. L’empatia affonda le sue radici nella simbiosi madre-figlio, si raffina con l’evoluzione della differenziazione tra sé e l’altro, per giungere infine ad una reale maturità, allorché si è in grado di percepire con estrema esattezza i sentimenti ed i vissuti altrui, staccandoli totalmente dai propri, fino al punto da comprendere pienamente il punto di vista dell’altro.

Secondo un’ottica psicologica, già “Reik” nel 1949, riteneva che la forma più evoluta di empatia, necessitasse di un distanziamento che potesse consentire una risposta in grado di riflettere sia la comprensione dell’altro che la differenziazione da esso. Proprio questa definizione consente di vedere che l’empatia è figlia sia di processi cognitivi che di processi affettivi.


Nella prospettiva affettiva dell’empatia, diventano centrali i meccanismi di introiezione e proiezione. La proiezione può essere definita come l’attribuzione di propri atteggiamenti, pensieri e sentimenti ad un’altra persona. Comporta sempre una riduzione della differenziazione tra sé e gli altri, e l’inconsapevole sovrapposizione dei propri contenuti psichici e del proprio vissuto con quelli dell’altro. L’introiezione invece si riferisce alla capacità umana di incorporare sentimenti, atteggiamenti e pensieri altrui. È chiaro che la disponibilità ad accogliere l’emozione altrui, può rendere la persona troppo permeabile ad introiettarne i contenuti, al punto da subire un vero e proprio “contagio”. Ciò accade in modo naturale e positivo, nel rapporto madre-figlio durante le prime fasi di sviluppo infantile, ma anche successivamente: in questo caso la differenziazione tra sé e l’altro si annulla.

Possiamo quindi sostenere che la radice dell’empatia stia nelle prime manifestazioni di “contagio” emotivo. Infatti, la possibilità di essere empatici deriva proprio dall’attaccamento tra madre e figlio, in cui si verifica un vero e proprio “mimetismo affettivo”, e in cui non vi sono confini. In queste prime fasi di relazione tra madre e figlio troviamo le prime reali manifestazioni di questa forma di empatia. Il bambino passa da una posizione di fruitore ad una di scambio, iniziando a partecipare attivamente al rapporto con la madre e con la famiglia.

Questo contesto iniziale e familiare, è importante per la possibilità o meno che il bambino avrà in futuro di creare rapporti solidi e positivi con gli altri e di rispondere emotivamente agli altri. Molto dipenderà quindi dal tipo e dall’intensità di tali emozioni: se saranno rassicuranti, il bambino non sarà spaventato da esse, se invece avranno un’intensità eccessiva, potranno procurare al bambino disagio e ansia.

Ovviamente, questa è la forma più primitiva di empatia; è spontanea, istintiva, immediata, involontaria, e caratterizzata da assenza di mediazione cognitiva. In questa fase quindi non possiamo ancora parlare di una vera e propria empatia e la psicologia evolutiva la chiama appunto contagio, riservando l’altro termine solo alle forme più differenziate e non automatiche di risposta e condivisione.

Il meccanismo del contagio è stato utile anche nelle prime tappe evolutive dell’umanità, poiché la capacità di essere contagiati era utile anche come meccanismo di difesa, consentiva anche ad individui molto primitivi di allevare i piccoli, di sintonizzarsi sul dolore altrui e di alleviarne le sofferenze. Si tratta quindi di una tendenza universale che sta alla base di ogni consorzio umano e che svolge un ruolo profondo nella formazione del legame sociale. Ovviamente si tratta di una primitiva struttura che dovrebbe, in teoria, rimanere confinata alla sola prima infanzia, ma che in realtà ritroviamo in persone che non hanno compiuto i necessari passi di differenziazione, e che non hanno stabilito confini solidi tra sé e gli altri; può comparire anche in casi di regressione, dovuti a situazioni di emergenza o a choc emotivi, che annullano temporaneamente la differenziazione.

Il contagio si compone di due modalità:

- L’imitazione motoria, che è un processo automatico di risposta alle emozioni altrui. Questa particolarità produce nell’osservatore uno stato emotivo simile a quello della persona osservata, senza che vi sia alcun intervento da parte di processi cognitivi di mediazione più elaborati, quali la discriminazione e la rappresentazione dello stato emotivo dell’altro. Questa modalità comporta la capacità del bambino di compartecipare agli stati emotivi della madre per sintonizzazione.

- La tendenza del bambino a mostrare le stesse emozioni che mostra l’altro, quindi, ad esempio, a piangere quando piange un altro bambino. Questa sembrerebbe una reazione più specifica che avviene in risposta agli stimoli sociali esterni.

In individui immaturi che non hanno compiuto i necessari passi di differenziazione, la sintonizzazione con gli altri è immediata, ma non vi è capacità di riconoscimento vero, tra ciò che accade dentro e ciò che invece appartiene al fuori. Il modello emotivo in questo caso è di tipo fusionale, ed è pochissima o nulla la distanza tra sé e l’altro. Questi soggetti tendono poi a proiettare egocentricamente le loro emozioni sugli altri, giacché hanno anche molte difficoltà a contenerle. La proiezione sugli altri di propri stati emotivi, è quindi considerata a livello psicologico un processo di cruciale importanza nell’ostacolare la condivisione emotiva reale.

domenica 23 marzo 2014

Guarito da un cancro al pancreas dopo aver praticato la Falun Dafa

La Falun Dafa, conosciuta anche come Falun Gong, riprende un'antica forma di Qigong, è una pratica per purificare corpo e mente attraverso cinque esercizi, di cui quattro con movimenti lenti ed armoniosi ed un quinto di meditazione.
Il Qigong è una serie di pratiche e di esercizi collegati alla medicina tradizionale cinese e in parte alle arti marziali che prevedono la meditazione, la concentrazione mentale, il controllo della respirazione e particolari movimenti di esercizio fisico. Il qi gong si pratica generalmente per il mantenimento della buona salute e del benessere sia fisici che psicologici, tramite la cura e l'accrescimento della propria energia interna (il Qi).

(Minghui.org) Sono un nuovo praticante che ha ottenuto la Fa da meno di un anno. In precedenza, sono stato influenzato dalla cultura e dall'educazione del Partito Comunista Cinese (PCC). Ho creduto alla disinformazione dei media del PCC e alle calunnie sulla Falun Dafa. In seguito alla diffusione della messa inscena dell'auto-immolazione di piazza Tienanmen da parte di CCTV, ho odiato ancora di più la pratica. Prima dell'inizio della persecuzione della Falun Dafa, ero occupato a lavorare e non ne avevo mai sentito parlare, né avevo avuto alcun contatto con la Falun Dafa. Ho rifiutato di avere qualsiasi contatto con persone che praticavano la Falun Dafa o loro parenti. Se non avessi contratto il cancro al pancreas, sarei come molte altre persone, che si perdono nelle loro vite ordinarie e non conosceranno mai la Legge dell'Universo. Avrei perso l'opportunità di una vita.
Durante le analisi come docente all'inizio del semestre dello scorso anno, mi è stato diagnosticato un tumore al pancreas di quattro centimetri. Incapace di credere alla diagnosi di diversi ospedali comunali e provinciali, sono andato all'Istituto dei Tumori di Pechino, all'Ospedale Concord, e in più di una dozzina di altri ospedali. Tutti hanno detto la stessa cosa - cancro al pancreas. Senza un intervento chirurgico, i pazienti di solito vivono pochi mesi, generalmente non più di sei. Se l'operazione va a buon fine, possono vivere da tre a cinque anni. Tuttavia, se i risultati della chirurgia sono scarsi, il tumore può diffondersi rapidamente, e l'aspettativa di vita è da due a quattro mesi.

Quando mi hanno comunicato quello che avevo, sono rimasto totalmente stordito. Avevo solo 46 anni. Pensando che la mia vita stava per finire in pochi mesi, ero inconsolabile. Mi sono lamentato che il cielo mi stava trattando così ingiustamente! Come poteva Dio sopportare di lasciare che una persona di buon cuore come me morisse così giovane? Mi ero dedicato all'insegnamento e amavo la mia famiglia, la mia scuola e i miei studenti. Come ogni buon cittadino, ho sostenuto gli studenti poveri e ho vinto il premio provinciale di insegnante modello. No! Credevo che ci dovesse essere un modo per vivere.
Secondo gli specialisti, il miglior trattamento per il cancro al pancreas erano chirurgia, chemioterapia e radiazioni. Dopo aver visto i pazienti che avevano avuto le radiazioni e la chemioterapia senza capelli e con dolori insopportabili, costretti a letto con più di una dozzina di tubi che spuntavano fuori, ho deciso di rinunciare alla chirurgia. Anche se avevo solo tre mesi di vita, volevo vivere tranquillo, piuttosto che sottopormi ad un intervento chirurgico e ad altri trattamenti invasivi.
Al ritorno da Pechino, qualcuno mi ha detto delle guarigioni incredibili della Falun Dafa. Avvelenato dall'ateismo per tanti anni, non ero in grado di crederci e pensavo che quello che mi avevano detto era una cosa da ridere. Sentendo che avevo deciso di rinunciare all'intervento chirurgico e che ero alla ricerca di altri rimedi, diversi amici e colleghi sono venuti a trovarmi per farmi sapere che due pazienti affetti da tumore erano guariti praticando la Falun Dafa. Ancora non riuscivo a credere che gli esercizi avrebbero potuto veramente guarire la malattia. Familiari e amici hanno cercato di convincermi che, anche se c'era solo un barlume di speranza, dovevo perseguirla con tutte le mie forze. Così, ho deciso di provarci.
Con scetticismo e con occhio critico ho letto tutto il libro, Zhuan Falun, in un giorno. Ho capito che questo libro poteva insegnare ad essere una brava persona seguendo Verità-Compassione-Tolleranza in tutto ciò che si fa. Il libro insegna alle persone a dire la verità, ad essere onesti e gentili con tutti, a considerare gli altri prima di se stessi in tutte le cose, ad esercitare la tolleranza, e a non competere o lottare per le cose. Penso che se tutti potessero fare queste cose, la società, la civiltà spirituale, la legge e l'ordine cambierebbero per il meglio. La morale sociale poteva a sua volta migliorare. Come questo libro poteva essere, in qualche modo, contro il governo? Questo libro chiede alle persone di guardarsi dentro per trovare le proprie inadeguatezze e di trattare tutti con compassione, compresi quelli che vi maltrattano. Questo è veramente un libro celeste che insegna alle persone a compiere buone azioni. Non riuscivo a metterlo giù e ho deciso di praticare a qualunque costo.

Ho insistito a leggere il libro e a fare gli esercizi tutti i giorni, credendo nel Maestro e nella Fa. Non ho preso nessun farmaco. Due mesi più tardi, ho sputato fuori alcuni pezzi di tessuto sanguinoso e mi sono reso conto che il Maestro aveva completamente purificato il mio corpo. La Falun Dafa del Maestro Li Hongzhi mi ha dato una seconda vita. Ho cominciato a capire che cosa si intende per liberi dalla malattia, così ho sperimentato personalmente la "magia" della Dafa.
In effetti, ogni vero praticante della Falun Dafa ha sperimentato i "miracoli" della Dafa. Sono arrivato a capire perché così tanti rispettabili discepoli della Falun Dafa risparmiano soldi dai loro magri salari per produrre materiali di chiarimento della verità. Vogliono contribuire a salvare le persone, anche sotto la minaccia di persecuzioni da parte del Partito Comunista Cinese. Essi possono essere condannati al carcere o al campo di lavoro forzato, sottoposti a torture disumane, e anche perdere la vita per aver detto la verità ed aver denunciato le menzogne del PCC.
La Falun Dafa, nota anche come Falun Gong, si è diffusa in oltre cento paesi e ha ricevuto più di 3000 lettere di elogio e di sostegno a livello internazionale. Perché la Cina è l'unico paese che non consente alle persone di imparare la Falun Dafa? La repressione comunista cinese cerca di distruggere le persone, impedendo loro di conoscere la verità. Il PCC incoraggia le persone ad odiare la Fa di Budda, proprio come avevo fatto io. Queste persone potrebbero perdere la possibilità di essere salvate e morire insieme con il PCC. Se non fosse stato per la mia malattia "incurabile", non avrei avuto la fortuna di ottenere la Dafa. Devo proprio ringraziare questa malattia "incurabile".

Come il Maestro Li ha detto, 
"con una persona che pratica, l'intera famiglia ne beneficia." (Insegnamento della Fa alla Conferenza della Fa in Australia, Maggio 1999).
Mia mamma di 79 anni era in cattive condizioni di salute e aveva difficoltà di deambulazione, e la mia malattia la faceva sentire ancora peggio. Quando ha visto che miglioravo giorno dopo giorno, lei era veramente grata alla Falun Dafa. Mia madre non è capace di leggere, così le ho letto lo Zhuan Falun ogni giorno. Lei dice spesso, "la Falun Dafa è buona", e "Verità-Compassione-Tolleranza è buona". Il suo peso è sceso da 160 chili a 120 chili in soli sei mesi, il che è difficile per una persona della sua età. La malattia di cuore di mia madre, pressione alta, e costipazione cronica sono completamente guarite. Ha sempre vissuto in zone rurali e ha iniziato a fumare quando non aveva ancora dieci anni. Ora, mia madre non fuma da più di tre mesi. I parenti non potevano credere che avesse smesso di fumare. Più sorprendentemente, aveva i capelli grigi fin da prima dei 50 anni, ma ora i suoi capelli cominciano a crescere neri.
La Dafa ci ha dato così tanto. Devo fare le tre cose richieste a tutti i praticanti della Falun Dafa, praticare diligentemente, e contribuire alla rettifica della Fa per ringraziare il Maestro per avermi salvato la vita. Spero che tutte le persone di buon cuore possano avere un destino come il mio di conoscere la Dafa universale e veramente sperimentare le meraviglie della Falun Dafa.


Fonte: http://it.clearharmony.net/articles/a16159-Guarito-da-un-cancro-al-pancreas-dopo-aver-praticato-la-Falun-Dafa.html



venerdì 14 marzo 2014

CHEMIOTERAPIA: SE LA CONOSCI LA EVITI E NON TI UCCIDE




La perseveranza della chemioterapia in Italia più che diabolica è omicida.
Nonostante la recente pronuncia dell’OMS in merito alla sua provata nocività (QUI) ed alla sua provata inefficacia si continua a elargirla indiscriminatamente.
Già da molti anni ci si era resi conto della palese inefficacia e della dannosità di tale terapia la quale devasta il corpo creando un ambiente oltremodo acido, quindi mortale per ogni cellula, poi diversi anni fa qualcuno rese di pubblico dominio che i farmaci antitumorali riportavano nelle loro indicazioni (bugiardino) la dicitura “cancerogeno o puo’ causare il cancro”. Sono passati degli anni in cui molte persone sono morte per tale pratica e molte altre hanno sostenuto una battaglia per far riconoscere il male insito in tale terapia diabolica. Ora, anche se in ritardo va bene, che l’OMS dichiara ufficialmente quello che già si sapeva da oltre un ventennio, qui in Italia si fa finta di niente!
Ma cosa stiamo aspettando che le varie autorità diano la loro interpretazione o attuazione ad una dichiarazione ufficiale dell’OMS? Ma allora ci vorranno altri 5-10 anni!

Basta! Bisogna finirla.
Medici in primis ribellatevi come potete o fatelo capire ai vostri pazienti e fornite alternative valide, magari naturali, tanto lo sapete meglio di me come stanno le cose.
A tutti gli altri dico: attenzione, non date nulla per scontato, chiedete delucidazioni per tutto, chiedete alternative, informatevi sul web, fatevi aiutare dai vostri parenti più informati e nel frattempo state pure tranquilli ed uscite dal vostro stato di paura, tanto grazie al cielo (veramente agli uomini di buon cuore) ora sappiamo cos’e’il cancro e come combatterlo, quindi massima serenità.
Tenete presente che i dati statistici sulla chemioterapia sono quasi sempre occultati o altrimenti appositamente falsati, nel senso che se ne vantano solo le pochissime lodi. Si è dimostrato da tempo il sostanziale fallimento di questo approccio terapeutico, essendo la chemio-terapia curativa solo nel 5,9% dei casi su oltre 785.000 casi studiati, e nel 13% di tutti i casi.
Se siamo ammalati ricordiamoci che non siamo soli, ci sono persone in giro pronte ad aiutarci, pronte a sostenerci, non necessariamente dobbiamo affidarci ciecamente alla medicina ufficiale se abbiamo dei dubbi prendiamoci una settimana per approfondire quel che non conosciamo, per capire il male che ci affligge. Vogliamoci bene, il cancro come tutte le malattie ha una sua funzione e bisogna conoscerlo per non temerlo, in ogni caso esistono terapie alternative di straordinaria efficacia.

Questo mio appello non è follia come potrebbe sembrare, gli stessi oncologi se ne sono accorti subito dell’orrore di tale terapia e quelli che lo sanno e continuano a farlo per sopravvivere si riconoscono subito, entrano in empatia col malato, lo tranquillizzano, fanno scegliere il tipo di terapia oncologica e si ricordano di lui poiché hanno sofferto insieme. Altri oncologi hanno abbandonato la professione, altri si sono opposti ed ora cercano di informare la gente come possono, con libri, siti web, ebook gratuiti ecc.
Stiamo parlando di una malattia che combattiamo da 50 anni senza alcun risultato, non riusciamo a prevenirla e non riusciamo a debellarla efficacemente nonostante l’enorme progresso nel campo medico, ove l’unico vero e tangibile progresso-miglioramento si e’ avuto nel campo della diagnostica; riescono a dirti se avrai il cancro con qualche anno di anticipo, ma non riescono a dirti il perché. Se volete saperlo basta approfondire sulle scoperte fatte dal dr. Hamer, dopo averlo fatto i vostri dubbi saranno dissolti, la vostra percezione della malattia completamente stravolta, la vostra vita cambiata in meglio e per sempre.
La medicina preventiva assicura il continuo incremento di malati, perché e’ diventata tanto sensibile che ogni minima naturale variazione dei tessuti corporei viene individuata e in quel caso si decide di debellarla nei consueti modi (farmacologicamente o chirurgicamente) tanto per far stare tranquillo il paziente o perché lo ha deciso il protocollo sanitario? Sarebbe interessante sapere gli introiti correlati alle cure oncologiche (QUI)?
Di cure alternative ed efficaci per il cancro esistono da quando esiste la malattia e sono veramente tante, tuttavia non rendono economicamente quanto quelle farmacologiche ufficiali quindi al diavolo i bisognosi . . . ., qui si tratta di affari.