giovedì 31 ottobre 2013

EFFETTO PLACEBO è il più antico e il più efficace trattamento terapeutico



Le emozioni, le aspettative e le credenze dell’uomo hanno un’influenza diretta sulla sua biologia e sui processi di guarigione/malattia




Fino a che punto le nostre aspettative di guarigione possono innescare un vero e proprio miglioramento terapeutico nel nostro corpo?
La sola credenza che qualcosa possa aiutarci a stare meglio può indurre un effetto curativo? Avere un atteggiamento mentale positivo può influenzare il corpo al punto tale da migliorare il decorso di una malattia fino alla guarigione?
Le ricerche scientifiche fatte negli ultimi anni sull'effetto placebo ci permettono di rispondere affermativamente a tutte queste domande, dimostrando in maniera inequivocabile quanto mente e corpo siano interconnessi nei processi di salute/malattia.

L'effetto placebo può essere definito come la misura di tutti quei cambiamenti benefici, sia fisici che psicologici, che avvengono nelle persone, causati delle loro aspettative consce o inconsce di guarigione, a prescindere dall'intervento di farmaci o procedure terapeutiche attive.


L’effetto placebo è il più antico e il più efficace trattamento terapeutico conosciuto dall’uomo. Anche oggi, non esiste un unico farmaco che possa avere un potere curativo così come accade con l’effetto placebo su ogni malattia. Ogni azione che abbia un valore terapeutico implica delle aspettative di guarigione in grado di influenzare la fisiologia del corpo. Esse sono profondamente dipendenti dalla cultura e dai relativi rituali terapeutici. Nel caso specifico della medicina occidentale, recarsi presso uno studio medico, assumere dei farmaci, ricoverarsi in ospedale, sottoporsi ad un’operazione chirurgica, sono tutte azioni che generalmente producono un effetto placebo senza che necessariamente venga somministrata una cura che abbia una specifica azione terapeutica attiva.
Gli effetti benefici saranno tanto più evidenti quanto più potente sarà ritenuto l’atto terapeutico. Ricerche specifiche sull’effetto placebo hanno evidenziato ad esempio che 4 pillole placebo (che contengono una sostanza inerte senza un’azione farmacologica attiva) danno un effetto maggiore dell’assunzione di due pillole; più grande è la pillola e maggiore sarà il suo effetto; un'iniezione di soluzione fisiologica funzionerà meglio di una pillola placebo. Gli effetti più clamorosi si raggiungono con la chirurgia placebo, in cui, ad esempio, una semplice incisione al ginocchio produce gli stessi effetti benefici di una vera e propria artroscopia per l'osteoartrite.
Nelle ultime ricerche si è arrivati a dimostrare che l'effetto placebo si verifica anche quando le persone sono consapevoli di assumere un placebo; infatti, questo viene comunicato in maniera esplicita ai partecipanti e anche l'etichetta della confezione delle pillole da assumere riporta la scritta placebo.
In generale l’effetto placebo si verifica quando si creano le condizioni ideali che inducono la persona a credere nella propria guarigione o trasformazione. Nel contesto terapeutico, la relazione medico-paziente è il fattore principale che influenza la credenza del paziente che una data terapia funzionerà. Le parole del medico, la sua comunicazione non verbale e le sue aspettative positive, inducono un potente effetto placebo nel paziente. Si è riscontratoche a parità di trattamento placebo si ha un effetto terapeutico maggiore nel caso in cui il medico adotti una comunicazione empatica che trasmetta fiducia e aspettative positive in merito ai benefici del trattamento eseguito.

Il potere di suggestione del medico può indurre anche un effetto negativo. Ad esempio la comunicazione di una diagnosi di una grave patologia può avere un impatto psicologico drammatico sul paziente inducendo un effetto che viene definito nocebo, in cui le aspettative negative producono un peggioramento del quadro clinico. Tanti casi di effetto nocebo vengono riscontrati anche nelle sperimentazioni cliniche, quando i partecipanti a cui viene somministrata la pillola placebo manifestano gli stessi effetti collaterali che si avrebbero con l’assunzione del vero farmaco. Tutto questo solo perché gli viene comunicato che la sostanza da sperimentare potrebbe provocare degli effetti avversi.
Quello che emerge dalle sperimentazioni cliniche, che quasi sempre viene omesso, è che l’effetto terapeutico di qualsiasi farmaco, anche di quello più efficace, è ascrivibile solo in parte alla sua azione farmacologica. L’altra parte significativa dipende dall’effetto placebo. In altre parole, nell’uso clinico l’effetto dei farmaci dipenderà, non solo dalla farmacologia e dal loro dosaggio, ma anche dalle aspettative, sia dei dottori che dei pazienti, dai suggerimenti verbali e non verbali che verranno dati in merito all’efficacia che si creda possa avere sulla specifica malattia.

Spesso l’azione farmacologica specifica di un trattamento ha solamente un ruolo marginale. Nel caso dei rimedi dell’omeopatia si riscontrano effetti sostanzialmente identici all’utilizzo dei placebo. Lo stesso si può affermare per buona parte dei farmaci attualmente in uso che non si discostano significativamente dagli effetti di un placebo. Un esempio clamoroso è dato dalla scoperta fatta da uno dei maggiori esperti in questo campo, il dottorIrving Kirsch, il quale in una ricerca basata sui dati delle sperimentazioni di alcuni antidepressivi, ha evidenziato che la loro efficacia è sostanzialmente uguale a quella ottenuta dai placebo, con l’aggravante di seri effetti collaterali.

La ricerca scientifica indipendente sta evidenziando che in molti casi i miglioramenti terapeutici sono in realtà dovuti in buona parte al naturale processo di guarigione del corpo, favorito dall’effetto placebo, generato dalle aspettative positive del paziente e del medico in merito alle azioni terapeutiche messe in atto. Tutto questo rivoluziona la visione meccanicistica della medicina occidentale. Un’azione terapeutica veramente efficace non può limitarsi all’aspetto biochimico della malattia. I farmaci più efficaci e le tecnologie medicali sono solo degli strumenti nelle mani del medico utili per alleviare i sintomi più fastidiosi ed intervenire nelle situazioni cliniche gravi. Lo studio dell’effetto placebo ci insegna quello che le antiche culture hanno sempre saputo, e cioè che le emozioni, le aspettative e le credenze dell’uomo hanno un’influenza diretta sulla sua biologia e sui processi di guarigione/malattia.

La sfida della medicina moderna sarà quella di ampliare la sua prospettiva sull’uomo nella sua interezza, considerando la centralità della relazione umana tra il medico e il paziente in cui il potere terapeutico della parola è in grado di risvegliare la forza vitale capace di guarire qualunque malessere.


fonte
http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/effetto-placebo-antico-efficace-trattamento-teraputico-conosciuto-uomo.php

mercoledì 30 ottobre 2013

Earthing: riconnettersi alle origini per vivere meglio.



Le vibrazioni naturali della terra ci mantengono in salute e ci guariscono.


Earthing.
Viviamo in un epoca talmente superficiale, egoistica, frenetica e artefatta nei valori e nelle azioni che ci vuol poco a rendersi conto subito delle genuinità di determinate soluzioni-accorgimenti quando ne veniamo a conoscenza. Questo è accaduto quando ho sentito parlare dell’earthing; nei primi istanti mi sono chiesto: “cosa???”, poi mi si è illuminato il volto ed il pensiero è stato lampante e categorico, “ma è naturale, è ovvio!”

L’earthing è quella tecnica o stile di vita che ci consente di ricongiungerci alla nostra madre Terra tramite il contatto diretto con essa, per ritrovare le nostre origini e la nostra salute. 

La Terra è sempre stata sacra a tutte le civiltà che hanno cercato di vivere in sintonia con i cicli della natura per garantirsi sopravvivenza e salute, sapevano che noi funzioniamo bene solo se coordinati con suoi i cicli e ritmi.


Gaia è un essere vivente, ha un sistema biologico complesso ed è dominato da campi energetici che lo attraversano continuamente, come il nostro corpo, una gigantesca pila costantemente alimentata dalle radiazioni solari, dalla luce, dal calore proveniente dal sul nucleo ed emette delle pulsazioni ritmiche di energia naturale (onde di energia provocate dal moto di particelle subatomiche - elettroni liberi) che fluiscono dalla sua superficie e favoriscono il corretto funzionamento di ogni macchina biologica. 
L’attività elettrica del pianeta è diversa a seconda della posizione del sole, quindi è maggiore di giorno e fornisce maggior apporto per le attività quotidiane e diminuisce la notte per favorire il sonno. L’essere umano ha sempre camminato, si è seduto ed ha dormito a diretto contatto con la Terra, senza neanche sapere che quel contatto era portatore di benessere in quanto consentiva il trasferimento del segnale elettrico terrestre al corpo. 


Piedi e scarpe.
Ci sono voluti milioni di anni per sviluppare il nostro piede e la sua peculiare forma adatta per camminare e per ricevere segnali sensoriali dall’ambiente, esso è cosparso da circa 1300 terminazioni nervose per pollice quadrato, una quantità superiore ad ogni altra parte del corpo, come mai? 
Servono per ricevere i segnali naturali e trasmetterli ad ogni organo del corpo, insomma hanno la funzione di estrarre-ricevere energia, ritmi e altro dall’ambiente, come le radici delle piante. Eccelsa bioingegneria.

Con l’evoluzione abbiamo inventato le scarpe, che inizialmente non impedivano il contatto con le vibrazioni energetiche terrestri poiché fatte di pelle o altro materiale conduttivo, negli ultimi 1000 anni invece la tendenza è stata quella di creare delle scarpe in materiale via via più isolante, tanto da garantirci al giorno d’oggi di un isolamento pressoché totale dalle energie naturali.
Tale separazione dalla madre Terra come ben si può capire ha determinato degli squilibri notevoli nel nostro organismo per via di una consistente riduzione energetica e pur non volendo dare ragione a chi sostiene che ciò sia la causa di molti mali, non si può certo negare che tale pratica certamente non ha agevolato un corretto funzionamento del nostro organismo, costringendolo ad adottare metodi alternativi per recuperare quell’energia perduta.
Ci sarebbe anche da aggiungere che in quest’epoca ci siamo distaccati anche da tutte le altre forme di energia naturale (cibi crudi, acqua naturalmente alcalina, energia solare) e gioco-forza un qualche segnale di allarme il nostro organismo ce lo deve pur lanciare no?

Solo recentemente esperti in geofisica, biofisica, ingegneria elettronica elettrofisiologia e medicina hanno compreso che questa connessione era di notevole importanza per il corretto funzionamento dell’”essere” in quanto mantiene l’ordine delle nostre frequenze corporee come un direttore d’orchestra.


Gli effetti.
Le ricerche e gli studi approfonditi effettuati sui benefici apportati dall’earthing hanno consentito di appurare come questa pratica possa:


lunedì 28 ottobre 2013

Nuova Medicina Germanica: papilloma alla vescica.

Pierre Pellizzari

PAPÀ A LETTO CON LA PROF!
(papilloma alla vescica)



Ecco gli appunti del terapeuta:
La storia in breve
Gianni: uomo mancino di cinquantacinque anni, tumore alla vescica, dovrebbe essere operato per la quinta volta, perché c'è un sanguinamento e l'esame ha riscontrato un papilloma.
DHS: quando aveva otto anni ha scoperto suo padre a letto con l'insegnante che gli dava ripetizioni d'inglese (perdita di identificazione con il territorio; non si può più marcarlo).
Creazione di un binario che agisce sulle relazioni successive.
Spiegazioni: la DHS è lo shock al­l'origine del problema di salute. Il "binario" è creato da uno shock che segna una persona in modo profon­do, generando in lei una "zona sen­sibile", che situazioni più o meno si­mili andranno a risvegliare con gran­de intensità.
Gianni è sposato, ma la relazione non è felice, anche se non riesce a decidersi a lasciare la moglie: finora ha avuto sei amanti! Con ogni nuo­va amante si è sentito felice, di una felicità accompagnata sempre, tut­tavia, dal sentimento di essere un "verme traditore" (essendosi dato come regola quella di confidare sem­pre le sue avventure alla moglie). Quando la relazione con l'amante si stabiliva, Gianni entrava in fase di soluzione, aveva perdite di sangue nelle urine, faceva un'endoscopia (esame effettuato tramite una tele­camera, che viene introdotta nella vescica), che riscontrava un papillo­ma e quindi si faceva operare.
Gli ho detto che, ogni volta, si è fatto operare in fase di soluzione. Lui stesso ha confermato la verità di questa intuizione allorché mi ha rac­contato che una volta, dopo aver deciso di affrontare l'operazione, ne aveva fissato la data, d'accordo con il chirurgo, a circa un mese più tardi, cioè alla conclusione di un viaggio che aveva deciso di fare in India. Al suo ritorno, però, il papilloma non c'era più!
Questa volta, quindi, decide che non si farà operare e che si conce­derà un mese di attesa prima di ri­petere l'esame. Inoltre, dice che cercherà di fare chiarezza nella sua vita…
Un mese dopo mi chiama per rin­graziarmi e per dirmi che ha cambia­to stile di vita e che il papilloma è regredito.
Nota tecnica
(Immagine di repertorio)
Il papilloma si manifesta nella muco­sa della vescica. Nel caso di un uomo mancino, il conflitto è sempre dovu­to al fatto di "non poter più marcare il proprio territorio" e interessa l'emi­parte sinistra della vescica.

È proprio quello che succede a Gianni quando scopre suo padre a letto con la sua insegnante: da gio­vane rivale maschio di fronte al ma­schio più forte, che è suo padre, non riesce più a "marcare" il suo territo­rio.

La mucosa è governata dal neoe­ncefalo. In fase attiva abbiamo ulcera con spasmi e dolori, in fase di so­luzione sanguinamento senza più dolori o spasmi, ma con eventuali disturbi dovuti alla cicatrizzazione. In presenza di recidive abbiamo la com­parsa di papilloma (in fase attiva).

Nel caso di un uomo destrimane limitiamoci a dire che sarà interes­sata la vescica ma, a seconda del soggetto, potrà essere interessata l'emiparte sinistra o quella destra, con un conflitto, rispettivamente, dovuto al fatto di "non poter marca­re il territorio", o di "non riconosce­re più la propria posizione nel terri­torio".



domenica 27 ottobre 2013

Sofferenza o crescita?



Evitare la sofferenza è possibile?

Ci ho pensato molte volte a questo dilemma e solo negli ultimi anni, dopo molte sperimentazioni, sono giunto ad un personale convincimento a riguardo.










Da piccoli si prendevano le sberle e si soffriva perché ci dicevano che dovevamo crescere, poi è arrivata l’adolescenza le botte erano diminuite, ma la sofferenza no anzi era aumentata a causa delle prime infatuazioni, gli sbagli, le figuracce ecc..




Siamo cresciuti ed è finalmente arrivato l’amore, quello vero, con il fidanzamento e il matrimonio così la vita si è stabilizzata, ma stranamente era ancora colma di situazioni altalenanti e frustanti forse per le responsabilità, alcune scelte sbagliate e le eterne incomprensioni nella coppia. 


D’un tratto ci siamo ritrovati genitori e via di nuovo con una rinnovata afflizione fatta di apprensioni e preoccupazioni, proprio quando si pensava di averne avute già abbastanza e di averne viste e sentite di tutti i colori.

Il tempo passa i figli crescono e con loro anche le relative preoccupazioni e problematiche, ma alla fine si sono sistemati e anche sposati e allora finalmente si comincia a vivere. Magari!
Si ricomincia tutto daccapo con inedite ansie ed inquietudini e ci ritroviamo a chiederci quando ci godremo un attimo di pace. 

Questi momenti di sconforto, a volte anche molto profondo, che ci accompagnano per tutta l’esistenza e che determinano l’insorgenza delle nostre malattie ed acciacchi, come il dr. Hamer ci ha insegnato con la Nuova Medicina Germanica, sono grazie al cielo inframezzati da “raggi di sole”, momenti di calma, periodi di pace, serenità e gioia intensa, sensazioni di beatitudine di cui spesso non sappiamo neanche spiegarci il perché, ma va bene lo stesso. 

Ci si ritrova a pensare al passato con tutti i suoi “intoppi” che abbiamo dovuto superare con molta fatica allora ci crogioliamo su ipotesi fantasiose di una vita priva di episodi “sfortunati”, ma alla fine a ripensarci bene sappiamo che non ce la sentiremmo di cambiare proprio quei momenti difficili, vissuti con tribolazione, in quanto ci sentiamo più vivi e più veri proprio grazie ad essi; quella sofferenza ci ha accresciuti dal punto di vista culturale, sociale, ma soprattutto morale ed emotivo, ed ha determinato quello che siamo.
Insomma i peggiori episodi della vita ci hanno trasformato in persone migliori. Sembra un controsenso, un paradosso!

Quasi automaticamente ci giunge dalla coscienza la convinzione profonda, poiché vissuta, che quei momenti meno felici erano una fase naturale dell’”essere”, anzi essenziale a farci evolvere nel nostro spirito/anima, al giorno d’oggi si dice maturare, e hanno permesso di apprezzare ed assaporare la vita normale a volte monotona di tutti i giorni, facendoci percepire la grandiosità di ogni singolo momento dell’esistenza.
D’improvviso ci sentiamo “illuminati” da tali considerazioni. Allora quei brutti momenti erano necessari, utili, funzionali al miglioramento della vita e di noi stessi! Non era una sofferenza, non un castigo, un dolore immotivato nè un crudele destino, era solo vita, forse un po’ in salita, ma vita.

A saperlo prima li avremmo vissuti con coscienza, li avremmo affrontati come una piacevole sfida con noi stessi, non avremmo temuto di soffrire perché consci che quella non era sofferenza, ma evoluzione, crescita interiore.
Vista in questo modo verrebbe da dire che la sofferenza non esiste, ma sappiamo che non è così, però visto che sembra inevitabile la si potrebbe prendere per il "verso giusto". 
Se non avessimo sbagliato e sofferto non saremmo cresciuti nè migliorati, non avremmo "scoperto" e assaporato la vita. D'ora in poi ne terremo conto quando sbaglieremo e ci angosceremo.

A ben vedere anche se ci si ritrova ormai ad una certa età ad aver capito come affrontare le impervie complicanze terrene c’è sempre tempo di cambiare e di gioire per ogni tipo di esperienza, mi sono accorto che vivendo consapevolmente il presente l’esistenza diventa quasi atemporale, scorre piena, vigorosa e ci appaga in ogni istante, un solo giorno può gratificare molto, ma molto di più della vecchia vita subita passivamente o non compresa appieno; non ci importa più a che punto del "cammino" siamo arrivati poichè siamo solo all’inizio della sua parte migliore.

La sofferenza fa parte della vita, è sensato cercare di viverla nel migliore dei modi?

sabato 26 ottobre 2013

Nuova Medicina Germanica: un cane alle prese con un problema di pelle.


Questo è un caso presentato ad una conferenza di Nuova Medicina Germanica organizzata dall'associazione ALBA e tenutasi ad Assisi nel 2011.
Protagoniste della storia sono due cagne: Allegra dal carattere dominante e Gioia invece più sottomessa e giocherellona, le due vivono insieme. A seguito dell'assenza della loro padrona si sono rotti gli equilibri della loro convivenza e da una loro disputa Gioia è stata sottomessa da Allegra. Al ritorno della padrona tutto ritorna alla normalità tra loro, ma a Gioia compaiono dei “cheloidi” su tutto il mantello, che poi scompaiono nel giro di una settimana.


Ripercorriamo le varie fasi, esaminandole alla luce delle 5 Leggi Biologiche.

  • Nei quattro giorni in cui sono sono stata via Gioia deve aver subìto le prepotenze della sorella senza che nessuno intervenisse.
  • Svalutandosi ha fatto riduzione del tessuto connettivo sottocutaneo (nessuna manifestazione visibile).
     
  • Quando ha potuto finalmente liberarsi della sorella e poi perfino montarle in groppa si è rivalutata e ha iniziato a riparare il tessuto (aumento del tessuto connettivo sottocutaneo e comparsa di rigonfiamenti tipo cheloidi; questo è il risultato di questa fase). 


  • Questo processo permette al tessuto connettivo di ricrescere sempre un po' in eccesso aumentandone lo spessore, le zone interessate, alla fine del processo, risultano più forti di prima (tutto torna alla normalità).

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    << Il bisogno degli uomini di comprendere il linguaggio degli animali è infinitamente antico.
    .Esiste però una lingua che abbiamo in comune con gli animali: si tartta della lingua biologica interanimale del nostro cervello.
    .possiamo “conversare” con qualsiasi animale mediante TAC cerebrale.
    Infatti la lingua del cervello, appunto la lingua biologica interanimale, è analoga a quella di noi umani sia rispetto alla localizzazione delle paure e dei conflitti nel cervello, sia rispetto alle modifiche che avvengono nel cervello: un conflitto madre/bambino, un conflitto di svalutazione di sé, un conflitto di paura della nuca, si trovano tutti in punti anologhi nel cervello dell'uomo e dell'animale (mammifero) e lasciano impresso il loro decorso conflittuale, come Focolai di Hamer, analogamente ai conflitti nel cervello dell'uomo.>>

                                                    Dott. Ryke Geerd Hamer

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venerdì 25 ottobre 2013

Testimonianza di verifica NMG: Cistite


Cistite. Testimonianza inviata da Samuele Di Iorgi

"Il 20 agosto 2013, mi trovavo a parlare con un amico e lui si lamentò della sua cistite che da un po’ lo tartassa, allora presi subito la palla al balzo per parlagli delle 5 leggi biologiche e fargli presente che la "malattia" è il risultato di una DHS: "shock acuto, inaspettato, drammatico e vissuto con un senso di isolamento", e che il dr Hamer ha scoperto ogni causa per ogni tipo di "malattia", verificabile al 100%. 

Innanzitutto il caso vuole che giorni fa ebbi personalmente una lieve esperienza di cistite e quindi ero fresco fresco per poter far un esempio del mio sentito biologico vissuto nella giornata prima della manifestazione della cistite. Riporto cosa c'è scritto nella tabella a pag. 1250 del libro "Testamento per una Nuova Medicina" del Dottor. Hamer.


Ci sono arrivato consultando l'elenco delle manifestazioni (pag. 1156) con l'indicazione per la consultazione della tabella.



Come ben si vede ci sono 2 possibilità di conflitti biologici, che portano alla consultazione di G28sx e Ra8sx. 

Allora il mio caso scatenante e quello del mio amico conferma come si vede nella tabella Ra8sx, e quando si ha la cistite, è dovuto proprio a un precedente conflitto di non poter riconoscere i limiti del proprio territorio, di non poter stabilire la propria posizione all'esterno. 

Infatti l'altro giorno mi trovavo a dover affrontare una situazione in cui, 2 bambine che volevano continuare a giocare con me non hanno accolto la mia decisione di una pausa dopo vari tentativi, questo mi han fatto sentire proprio impotente e non in grado di poter stabilire la propria posizione, i propri limiti del territorio, proprio come indicano le 5 leggi biologiche.

Questo sentito lo riconobbi soltanto la sera stessa quando cominciò a manifestarsi nel mio corpo la fase di riparazione del tessuto connesso a questo conflitto, cioè la cistite. Mi sono chiesto cosa fosse successo il giorno stesso e subito mi venne in mente la situazione con le 2 bambine, poi andai a controllare per sicurezza la tabella e anche lì confermava il tutto. 
Il giorno successivo questo mio amico inizia a dire (appena inizio a fare esempi che possono far manifestare la cistite), che ha avuto anche lui un conflitto di territorio. In poche parole era costretto a dover condividere la stanza della casa al mare con altre persone e questo mi disse che lo faceva sentire un po’ troppo infastidito, preferiva che nella stanza dove dormiva non ci fossero tutte quelle persone (ospiti) e allo stesso tempo sentiva di non poter fare niente ed era costretto a sopportare. Anche qui in poche parole si sta parlando di un conflitto di territorio, quello di non poter stabilire i propri limiti. 

Che dire di tutto questo? Un caso? o forse il dr Hamer e chi oggi diffonde queste notizie ha veramente ragione? Ho mostrato 2 esperienze personali tra le tante che ho fatto e che riconfermano la tesi del dr Hamer. 

Ho fatto ricerche personali e invito i lettori a fare altrettanto, se si vuole uno strumento utile per riconoscere che cosa sta succedendo veramente a livello biologico così da poter prendere le giuste direzioni nella ricerca della causa, per poter estirpare dalla radice il problema così che non si manifesti più e anche per avere una mappa del territorio più reale così da poter fare scelte BIOLOGICHE E SENSATE nella cammino.

Nel libro "Grazie Dottor Hamer" di Claudio Trupiano. si trova il caso della cistite, Trupiano dice che è molto frequente nelle donne soprattutto in relazione con il proprio partner, Riporta degli esempi molto chiari e illuminanti, suggerisco la lettura di questo libro a chi vuole approfondire l'argomento.

Samuele Di Iorgi

Grazie a Samuele per averci inviato la sua testimonianza  pubblicata anche sul suo blog personale: "C'era una volta l' Idealista Positivo" dove si trova un articolo intero sulla sua verifica.



martedì 22 ottobre 2013

La raccolta delle statistiche: "l'effetto cicogna"

Di Claudio Trupiano
I precedenti richiami alle devianze interpretative su alcune malattie sono solo degli esempi che ci introducono all'errore di fondo del sistema.
L'approfondimento delle patologie indicate sarà necessario. Ma prima occorrerà cambiare questo sistema d'indagine e partire dalla vera centrale operativa del nostro corpo e cioè dal cervello-psiche. Si potrà così riordinare e comprendere le cause vere, tramite l'osservazione consapevole della fisiologia degli organi.

Con il sistema d'indagine denunciato si producono però altre limitazioni, di fronte alle quali ci si arena, dandole per buone: le deduzioni apparentemente logiche delle statistiche, raccolte sulla base di fatti casualmente concomitanti.

Un'allegoria per chiarire: forse non tutti sanno che, negli ultimi anni, in Italia le migrazioni delle cicogne sono in netto calo; si sa invece che sono diminuite le nascite dei bambini. Bene, si può dire, per deduzione logica e statisticamente comprovabile, che il calo delle migrazioni delle cicogne è la causa della riduzione delle nascite di bambini.

L'esempio può far sorridere. Ma lasciate spazio anche per un'emozione di stupore e rammarico, perché molte più statistiche mediche di quante non crediate sono assunte e ritenute valide sulla base di queste connessioni collegate fra di loro da una logica superficiale.
La ragione di questo errore è, comprensibilmente, quella di sempre: vedendo solo quello che conosciamo, non possediamo altri concetti sui quali argomentare.

Quindi, finché ci si limita a osservare e a considerare il corpo amano solo nei suoi componenti fisici, le cause dei fenomeni resteranno circoscritte e associate a ciò che sì vede: dal microscopio o da un referto di analisi.
Ed è talmente consolidata questa prassi nella pratica medica, che all'occorrenza ricorrerò all'allegoria delle cicogne citandola come 'l'effetto cicogna".

Vediamo subito alcuni esempi.

Recentemente in un settimanale nazionale, nella rubrica della salute, un autorevole esponente della Medicina ha dichiarato che, secondo una ricerca inglese e tedesca, l'aumento e la causa delle allergie nei Paesi più industrializzati sarebbe imputabile al fatto che ci si lavi troppo.
Lavarci con troppa cura provocherebbe l'uccisione dei batteri "buoni" e quindi saremmo più soggetti all'attacco di quelli "cattivi". (Non si capisce perché lavandoci muoiono "i buoni" e non "i cattivi", ... forse i buoni sono più deboli dei cattivi).

Quindi poiché nei Paesi meno sviluppati, dove ci si lava di meno, le allergie sono minori, bisogna rivedere i canoni della pulizia corporale.
Ora possiamo immaginare lo sconcerto di chi, soffrendo di allergia, dopo aver letto questo articolo, si trova di fronte alla sua saponetta mattutina.
L'effetto cicogna, riferito alla pulizia del nostro corpo, è stato ribadito in un recente articolo di una rivista scientifica titolato: "Lo sporco non fa poi così male".
L'osservazione dei ricercatori è scontata: i topi di laboratorio si ammalano più dei topi di fogna e poiché i topi di laboratorio sono più patiti dei topi di fogna - per l'effetto cicogna - la sporcizia può far bene e la pulizia dovrebbe essere riconsiderata nelle sue modalità.

Evidentemente dobbiamo aspettare che ai topi venga dato il dono della parola, per raccontare a quei ricercatori le sofferenze alle quali vengono sottoposti nei laboratori e le conseguenti malattie che ne derivano.
Per ora cercheranno di lavarli meno.
E qui devo ripetermi: conosceremo anche in questo caso, attraverso le scoperte di Hamer, la causa vera delle allergie e lo verificherete.
Quante colpe poi vengono addebitate al nostro magnifico ... Sole! Dagli eritemi, ormai qualificati come solari, ai melanomi.

Qui l'effetto cicogna è un po' forzato perché non si capisce come siano fatte le statistiche, visto che molto melanomi si formano anche in zone del corpo dove praticamente il Sole non batte mai. Per fortuna recentemente è stato affermato che però il Sole fa bene per il tumore alla prostata. Quindi dovremo scegliere: o il melanoma o il tumore alla prostata.
Due però gli esempi che si contendono la palma del miglior effetto cicogna: il nesso fumo sigarette-cancro e le metastasi tumorali.
Qui i toni si fanno forti, al punto da meritare dei capoversi....

Tratto da: Grazie Dottor Hamer di Claudio Trupiano

Grazie Dottor Hamer Voto medio su 57 recensioni: Da non perdere

lunedì 21 ottobre 2013

Tesla e l'energia del vuoto

L'energia libera di cui parla Tesla non ha a che fare con l'etere, ma con le particelle virtuali del vuoto quantistico.

Di Massimo Teodorani

Tratto da Tesla, Lampo di genio di Massimo Teodorani, Macro Edizioni, 2005.

Pur non avendo lasciato traccia di lavori tecnici con cui presentare modelli fisici autoconsistenti in materia di etere, Nikola Tesla si era lasciato andare a delle speculazioni il cui scopo era quello di tentare di spiegare in maniera non-quantitativa, o per lo meno di ipotizzare in prima battuta, quello che invece era apparso empiricamente nel corso delle sue esperimentazioni con i suoi trasmettitori e relative bobine. Ciò fa pensare che Tesla avesse intuito, a livello molto profondo, l’esistenza di un’altra energia in grado di sovrapporsi alla emissione di normali campi elettromagnetici.

Questa era la ragione per la quale lui denominava questa energia usando la definizione esotica di “onde di Tesla” o “energia radiante”, e per la quale lui era convinto di riuscire a trasmetterla ovunque nel mondo in maniera illimitata. L’emissione di potenza elettrica tramite il suo trasmettitore era dunque solo un mezzo per realizzare un fine: l’estrazione di energia dall’etere. Gli accademici del suo tempo e soprattutto gli “scienziati canonici” del nostro tempo che hanno effettuato un’analisi a posteriori dell’operato di Tesla sviluppando una serie di calcoli sulla effettiva capacità del sistema di Tesla di trasmettere potenza elettrica senza fili, senza effettuare nemmeno un esperimento comparativo ma solo con calcoli a tavolino, hanno dedotto o creduto di dedurre che il sistema di trasmissione di Tesla non avrebbe mai potuto funzionare: energie troppo basse, dispersioni elevate, scarsa efficienza e impossibile realizzabilità. Questo il loro laconico responso. Non si può negare il fatto che i loro calcoli fossero corretti in sé.

Il problema è che i calcoli di questi “revisori” del lavoro di Tesla sono stati fatti solo ed esclusivamente sulla base dei concetti della fisica classica che in sostanza si fondano ancora sulle equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico, ma senza tenere conto di un fattore chiave non ancora contemplato. In tal modo, quand’anche essi dovessero progettare un esperimento simile a quelli effettuati da Tesla lo farebbero in maniera del tutto parziale e cieca, ovvero evitando di finalizzare l’esperimento alla rilevazione dell’anomalia. Ma era proprio quella anomalia a interessare Tesla, perché con grande spirito di osservazione aveva avuto modo di osservarla nel corso dei suoi esperimenti.

Gli esperimenti di Nikola Tesla non erano mirati a provare una teoria o a confutarne un’altra, ma erano mirati solo ed esclusivamente ad auscultare in maniera totale e disinteressata le forze della natura. Fu proprio la sua umiltà nei confronti delle leggi del cosmo che lo pose di fronte a possibilità inimmaginabili. Purtroppo la totale assenza di un modello matematico basato sui suoi, invece, più che concreti esperimenti, hanno reso le sue affermazioni in merito all’energia libera scaturita dall’etere altamente opinabili da parte dei benpensanti della fisica tradizionalista.

Anche volendo evitare le equazioni di Maxwell sull’elettromagnetismo classico, e utilizzando invece le equazioni di campo di Einstein, le asserzioni di Tesla non possono essere che confutate in base alla presunta accertata non-esistenza dell’etere. Per “etere” i fisici del tempo intendevano quel mezzo, di cui poi confutarono recisamente l’esistenza, attraverso il quale vibrerebbero le onde di un campo elettromagnetico. Ma l’etere che intendeva Tesla non aveva a che fare con il campo elettromagnetico bensì con le particelle virtuali del vuoto quantistico.

Fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it


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domenica 20 ottobre 2013

Omaggio all'arte: Danza Improvvisa

Danzare è dire di sì, è lasciare completamente libero il corpo nella sua espressione, unica dell’istante in cui decide di affidarsi al flusso, quell'istante irripetibile avvolto in un tempo pulsante e in uno spazio universale. Così, ho iniziato a sperimentare che quello che conta è l’intenzione, ciò che succede durante l’incontro tra emozione e corpo. Danzare mi aiuta a sentirmi più vicina al movimento naturale del mondo, mi aiuta a toccare con mano la leggerezza che è nell'aria e che ogni tanto neghiamo. Ho perseverato in modo silenzioso nel ritmo della pratica e mi sono abbandonata alla leggerezza e all'improvvisazione di ogni estremità interna ed esterna della pelle. Come mi sento ora ? è la domanda che mi pongo prima di entrare in scena, affinché diventi essenziale il come danzo, indipendentemente dalla forma che emerge. Riconosco il movimento come espressione di un impulso essenziale, evidente grazie ad una forma chiara e leggibile del corpo. Come possono dialogare il disordine e la precisione ? Come possono agire rispetto all'imprevisto?



Il progetto ‘’LEGO’’, nasce grazie alla proposta della coreografa Anne Teresa de Keersmaeker di realizzare una versione personale di una parte dello spettacolo ‘’ROSAS DANST ROSAS’’ , ho avuto occasione di sperimentare cosa può voler dire essere in una situazione quotidiana calzando foto precise e sostenute dal ritmo danzante. Grazie agli scatti ed alle riprese essenziali del collettivo Gekijou (http://www.gekijou.it ), che mi ha seguita da molto vicino per questo progetto, abbiamo colto l’essenza ed il reale movimento avvolto nel corpo, insieme al sottofondo di una musica chiara e puntuale, ottenendo come esito una particolare intesa nata dall'essere totalmente presenti, ognuno nella propria arte, e aperti al dialogo.

Giulia Lazzarino

INFO : http://www.behance.net/giulialazzarino

https://www.youtube.com/user/giulialazzarino/videos

Giulia Lazzarino. 
Si forma con Ilaria Squassino, Federica e Michela Pozzo, Stefano Cristofanello, Benjamin Boar, Charlotte Zerbey, Nicola Mascia, Michele Abbondanza, Antonella Bertoni, Caterina Basso, Stefano Giannotti, Roberto Castello, Raffaella Giordano, Giorgio Rossi, Iris Erez, Emilio Locurcio, Aline Nari, Davide Frangioni e Ambra Senatore. Frequenta i laboratori Summer School di “P.A.R.T.S.” con M. Debrulle, Taka Shamoto, Matej Kejzar, Igor Shyshko e di “Schiera” tenuto da Ivan Azazian.

Dal 2009 inizia a lavorare con: Compagnia Gap in “Marlboro Red Rush”, “Wroom Tim Ducati-Ferrari”, presentazione della nuova “Lancia Ypsilon”, “Romeo e Giulietta” ( Moncalieri Danza), “Party”, “Progetto Monostatos” (Fondazione TPE), “Concept-round ( Festival Interplay 2012); Compagnia Ariolfo-Varriale in “Slit Scan” (Interplay 2010) e “UNDO”; Compagnia ALDES in “Movimenti Urbani POGAS” (Palermo), “Short Formats” (Milano), “Settimana della Moda di Milano” (Milano).

Lavora per “Traffic Festival 2011” di Torino presso il Museo delle Scienze Naturali. Nel 2011 Partecipa al “Festival Terreni Creativi” (Ubidanza) e “E-(co)MOTION” performance urbana ( zoo di Torino). Sarà interprete nei video musicale “Dalla Luna“, nello spot pubblicitario “Activia”, nel video “20510-D1” e nel video “Prendo Spazio” .

Lavora come Assistente della coreografa Ambra Senatore, per la nuova creazione “John” ne “Le Fonderie Teatrali Limone” , “Teatro Gobetti” ( Torino) e nel “Chateaux Rouge” di Annemasse (FR). Nel 2013 lavora in ‘’Hub’’, spettacolo di Gabriella Cerritelli, per il festival ‘’La Piattaforma’’ (Torino) e ‘’Ostrale’’, festival di Arte Contemporanea a Dresda (Germania). Nel 2013 partecipa a ‘’Conta su di me’’, spettacolo esito del laboratorio residenziale della compagnia Ubidanza di Aline Nari e Davide Frangioni in occasione del festival Corpi Urbani presso Villa Bombrini a Genova.

Presenta ‘’PLUG 1’’, solo di danza coreografato e diretto da Davide Frangioni- Ubidanza in occasione dell’evento Rolli Days (21 e 22 Settembre 2013) a Genova presso Palazzo Reale. Danza per lo spot pubblicitario diretto da Domenico Giorgio dell’importante evento Prix Italia 2013 in programma a Torino dal 21 al 26 Settembre 2013.



Giulia Lazzarino Iscritta all’Enpals 
giulialazzarino@hotmail.it  Danzatrice