domenica 3 marzo 2013

L'OPUS DEI E I DEBITI DEL VATICANO


L’influenza dell’Opus Dei al vertice della chiesa di Roma trovò conferma nel Conclave di agosto 1978: il cardinale Albino Luciani, grande estimatore dell'Obra e del suo fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer, fu eletto Papa con l'intesa che avrebbe accordato all'organizzazione lo status di "Prelatura personale" del Pontefice, e avrebbe avviato le procedure per la santificazione del fondatore.
L’improvvisa morte di Giovanni Paolo I, 33 giorni dopo l'elezione papale, fu un lutto che secondo Ratzinger indusse il Collegio cardinalizio a un esame di coscienza del seguente tenore: «Che cosa vuole da noi Dio in questo momento? Eravamo convinti che l'elezione di Luciani fosse avvenuta in armonia con la volontà divina, non semplicemente con quella umana... e se un mese dopo essere stato eletto secondo la volontà divina, egli era morto, Dio intendeva comunicarci qualcosa». Ai primi di ottobre 1978, nell'imminenza del secondo conclave, l'arcivescovo bavarese Ratzinger fece una singolare dichiarazione politica riportata dalla stampa tedesca: affermò in sostanza che il nuovo Conclave avrebbe dovuto sottrarsi alle pressioni dell'ala progressista, eleggendo un Pontefice contrario alla Ostpolitik e risoluto a schierare la Chiesa nella crisi politica internazionale determinata dalla minacciosa pressione dell'Urss comunista sull'Europa occidentale.

Prima del secondo Conclave del 1978 si saldò un'intesa fra l'Opus Dei e il "partito tedesco" (guidato dall'arcivescovo di Colonia, cardinale Joseph Höffner) per l'elezione papale dell'arcivescovo di Cracovia cardinale Karol Wojtyla. Molto vicino all'Opus Dei, il porporato polacco prima del Conclave si recò nel quartier generale della organizzazione, a Villa Tevere, e sostò a lungo in preghiera nella cripta di Escrivà de Balaguer.
Subito dopo la elezione papale di Wojtyla, l'edizione settimanale in lingua tedesca de "L'Osservatore Romano" celebrò «i buoni rapporti» del nuovo Pontefice «con i vescovi tedeschi» pubblicando due foto significative: scattate alla vigilia del Conclave, ritraevano il cardinale Wojtyla, il cardinale Höffner (arcivescovo di Colonia) e monsignor Franz Hengsbach (vescovo di Essen e vicario castrense), riuniti nel centro romano dell'Opus Dei; per pura casualità, dalle foto mancava il cardinale Ratzinger, presente in spirito.

Giovanni Paolo II onorò puntualmente i debiti che aveva contratto - con l'Opus Dei e col "partito tedesco" - in cambio dell'elezione papale. Attivò subito le procedure per attribuire all'Obra lo status di "Prelatura personale", e quelle per la beatificazione di Escrivá de Balaguer (morto a Roma nel 1975). Secondo un biografo wojtyliano, subito dopo l'elezione papale Giovanni Paolo Il «voleva nominare il cardinale Ratzinger prefetto della Congregazione per l'educazione cattolica», ma il porporato bavarese «replicò che sarebbe stato impossibile, perché il suo arrivo a Monaco era troppo recente, e chiese al Papa di dargli tempo».
Quindi papa Wojtyla attivò l'ex Sant'Uffizio - il cui prefetto era il cardinale croato Franjo Seper - per colpire i teologi progressisti: il francese Jacques Pohier, l'olandese Edward Schillebeeckx, e soprattutto lo svizzero Hans Küng. A metà dicembre 1979 la Congregazione per la dottrina della fede dichiarò il professor Küng, docente presso l'università tedesca di Tubinga, colpevole di "deviazionismo" dalla «verità integrale della Chiesa», e gli revocò il mandato di professore di teologia cattolica.

Secondo voci correnti sia nella Curia vaticana, sia nell'arcidiocesi bavarese, l'ispiratore e regista occulto del processo vaticano al teologo svizzero era l'arcivescovo Ratzinger, che in passato aveva avuto forti contrasti con Küng. Questi era una delle più brillanti teste pensanti della Chiesa progressista, e in quanto tale era inviso all'Opus Dei. Certo è che l'arcivescovo Ratzinger manifestò compiacimento per il gravissimo provvedimento dell'ex Sant'Uffizio contro Küng affermando: «Il credente cristiano è una persona semplice, e i vescovi devono salvaguardare la loro fede dal potere degli intellettuali». E nell'omelia pronunciata a Monaco il 31 dicembre 1979 il futuro Benedetto XVI disse: «Il magistero ecclesiale protegge la fede dei semplici; di coloro che non scrivono libri, che non parlano in televisione e non possono scrivere editoriali nei giornali: questo è il suo compito democratico. Esso deve dare voce a quelli che non hanno voce».
Poi papa Wojtyla istituì un Consiglio cardinalizio per i problemi finanziari della Santa sede, un Superdicastero nel quale aveva un ruolo centrale l'arcivescovo di Colonia cardinale Höffner. «Ma accanto alla leva finanziaria, il partito tedesco ottiene anche quella ideologica: è il turno di Ratzinger», al quale papa Wojtyla, per incominciare, nell'ottobre 1980 affidò un ruolo preminente nell'ambito del Sinodo dei vescovi sui «compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo»; l'arcivescovo di Monaco «svolse la relazione introduttiva e poi elaborò la base del documento finale». Il risultato fu il saldarsi della «premura familistica reazionaria e sociologica tipica della visione polacca di Giovanni Paolo II, con una piattaforma teologica ammodernata»

Tratto da libro: ”Senza misericordia: come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa Benedetto XVI”

Senza Misericordia

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