mercoledì 8 agosto 2012

AIDS/HIV: le cose che non ci hanno mai detto.

Quando parliamo di AIDS usiamo due concetti basilari: "malato asintomatico" e "sieropositivo". Sono intimamente collegati. Un malato asintomatico è una persona in cui non c'è nessuna evidenza, nessun sintomo, nessun segno della malattia: insomma uno che non è malato se non sulla base di un foglio di carta dove c'è scritto positivo. E anche la sieropositività è basata soltanto sulla stessa parola scritta sullo stesso foglio di carta. E quella parola è solo il risultato di un test. I medici sono stati espropriati della possibilità di fare una diagnosi, non c'è più confronto, non c'è più la possibilità che uno dica si e un altro no. La diagnosi la fa esclusivamente il sistema sanitario/farmaceutico che brevetta, approva e produce i test. E' evidente che il concetto di malato asintomatico sieropositivo è contraddittorio e che tutto l'insieme è estremamente pericoloso: il test decide, al di là di ogni evidenza, se una persona è sana o malata.
 Le malattie infettive costituiscono oggi soltanto l’1% di tutte le cause di morte nel mondo occidentale e ormai le grandi epidemie sono per lo più scomparse. Il merito di questa situazione, che spesso viene attribuito alla medicina, è in realtà dovuto al miglioramento delle condizioni igieniche e alimentari. Ci sono numerosi studi a livello statistico ed epidemiologico che dimostrano come molte malattie (tubercolosi, difterite, polmonite, ecc.) cominciarono a declinare ben prima dell’introduzione di cure efficaci.

Due posizioni a confronto

1. La posizione ufficiale:
  • il virus HIV è la causa dell’AIDS, che è quindi una patologia infettiva.
  • un test individua la presenza degli anticorpi e quindi del virus.
  • il virus può avere un periodo di latenza fino a decine di anni.
  • i sieropositivi (positivi-al-test) si ammaleranno e moriranno
  • i farmaci antiretrovirali (AZT in testa) combattono la diffusione del virus e allungano la vita.
  • alcuni sieropositivi non hanno sintomi perchè il virus è latente
  • anche i sieropositivi asintomatici devono prendere i farmaci quanto prima.
2. La posizione dei dissidenti:
  • il virus HIV non è stato mai isolato, probabilmente neanche esiste, l’AIDS non è causato da un virus e non è quindi una patologia infettiva.
  • l’AIDS è causato da un complesso di fattori (droghe pesanti, superesposizione ad agenti patogeni, farmaci) fortementi presenti in certi stili di vita, che alla lunga distruggono il sistema immunitario.
  • i test HIV non sono specifici e non è chiaro che cosa individuino.
  • la risposta positiva al test non è indice di niente e non giustifica alcuna terapia.
  • i farmaci antiretrovirali sono inutili in quanto non c’è nessun virus da combattere, e soprattutto letali perchè possono portare alla morte in pochi mesi distruggendo in particolare il sistema immunitario.
  • i malati di AIDS devono sospendere l’esposizione ai fattori patogeni, curarsi per le patologie specifiche di cui soffrono, seguire nel contempo terapie di sostegno per consentire al loro sistema immunitario il recupero.
  • i farmaci antiretrovirali hanno trasformato in malati di AIDS individui altrimenti sani che hanno avuto la sfortuna di risultare positivi-al-test.
In altre parole i dissidenti accusano l’establishment sanitario di adottare terapie che:
  • non curano i malati "veri" di AIDS ma anzi ne affrettano o ne causano la morte.
  • portano alla malattia e/o alla morte per AIDS malati "inventati", soggetti sani risultati positivi-al-test.
Il paradigma dell’ortodossia è: HIV = AIDS = MORTE
Il paradigma della dissidenza è: TEST Positivo = CURA = MALATTIA e/o MORTE
Ora questo fenomeno ha interessato ad oggi circa duemilioniottocentomila persone in tutto il mondo (fonte: WER - Weekly Epidemiological Record – OMS - bollettino n. 49 del 7 Dicembre 2001 – Totale malati registrati in tutto il mondo dall’inizio ad oggi: 2.784.317); se è vero quanto sopra allora stiamo forse parlando di uno dei più atroci crimine contro l’umanità dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Ma non contro l’umanità in genere: quasi esclusivamente contro omosessuali, tossicodipendenti e neri. Un virus altamente selettivo, come nessun altro prima, tanto da potervi vedere uno strumento di pulizia etnica al servizio dell’uomo bianco e puritano.

Non esiste un documento scientifico ufficiale che provi che il cosiddetto HIV, ammesso che esista, provochi l’Aids. A dispetto di ciò che viene costantemente propagandato, il virus della immunodeficienza umana HIV non è stato mai isolato e fotografato. Le recenti scoperte derivate dal Progetto Genoma Umano hanno peraltro messo in grave crisi il concetto stesso di retrovirus.

“Tutti sono pronti a credere che la CIA menta, che il governo menta, che l’FBI menta, che la Casa Bianca menta. Ma che menta l’Istituto di Sanità no, non è possibile, la Sanità è sacra, tutto ciò che esce dagli Istituti Nazionali di Sanità è parola di Dio. Niente fa differenza, nemmeno la storia di come Gallo scoprì il virus, nemmeno il fatto che sia uno scienziato screditato e condannato per truffa. La strategia dell’establishment è sempre la stessa: ignorare. Meglio non rispondere, vuoi vedere che ci si accorge che c’è qualcosa di strano?” Harvey Bialy, microbiologo.

In Australia un gruppo di ricercatori del Royal Perth Hospital, definito "The Perth Group", ha concentrato le proprie ricerche sull’isolamento dell’HIV e sulla validità dei test ELISA (test di primo livello, il più utilizzato), Western Blot (secondo livello, considerato più attendibile) e Viral Load (l'ultimo apparso); hanno concluso le loro ricerche affermando che nessuno dei lavori pubblicati dimostra che l’HIV sia stato isolato e che i tre test non provano affatto la presenza del virus HIV nei campioni di sangue sottoposti a test.

Il Dottor Kary Mullis ha ricevuto il premio Nobel nel 1993 per aver inventato un procedimento, la PCR (Polymerase Chain Reaction), che permette di identificare un segmento di codice genetico (una specifica sequenza di nucleotidi) eventualmente presente in un campione ed amplificarne la concentrazione per facilitare all’osservatore la sua individuazione. Per poter completare una sua relazione ha cercato inutilmente documenti scientifici che contenessero la prova che il virus HIV sia la causa dell’AIDS. Da allora non si stanca di ripetere, senza essere mai stato smentito, che non esiste un solo documento scientifico che contenga tale prova. La scienza ha le sue regole, e nessuno può sostenere di aver scoperto qualcosa se non rende disponibile una documentazione completa ed esauriente che consenta ad altri di confermare o confutare la sua scoperta. È paradossale e preoccupante che un migliaio di scienziati sparsi per il mondo stiano lottando per dimostrare che l’ipotesi HIV=AIDS sia falsa, quando nessuno ha ancora dimostrato che è vera. D’altronde se qualcuno avesse isolato il virus HIV ed avesse provato il rapporto causale tra l’HIV e l’AIDS avrebbe con ogni probabilità ricevuto per tale scoperta il Nobel per la medicina. Non ci risulta che tale Nobel sia stato ad oggi assegnato.

La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per Genocidio (Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV; il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali. La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591.Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:
  • ONU, Office of the High Commissioner for Human Rights, Mary Robinson
  • Tutti i capi di Stato e tutti i capi di Governo
  • Tutte le Organizzazioni Governative
Il virus HIV a voler esser precisi non è un virus ma un retrovirus. La differenza è che i virus contengono DNA mentre i retrovirus contengono RNA: questo è un codice di servizio utilizzato dai processi cellulari per trasferire informazioni dal nucleo, dove risiede il DNA, ai ribosomi, dove si assemblano proteine.
I retrovirus sono andati di moda negli anni 70/80 e ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai isolato. Successive ricerche hanno confutato l’esistenza stessa dei retrovirus: le strutture biochimiche ed i processi enzimatici che avevano giustificato tale "scoperta" sono risultati appartenere alla cellula e non al presunto ospite. Ma dimentichiamo per un pò la nostra precisazione.
Si sa che i virus vengono combattuti dal sistema immunitario. Si sa che sono gli anticorpi ad identificare ed eliminare il virus, e si sa che solo gli anticorpi che hanno già ottenuto dei successi sul virus cominciano a duplicarsi incessantemente per costituire truppe specializzate sufficientemente numerose per affrontare ed eliminare il nemico. Si sa quindi che la presenza di anticorpi attesta la vittoria del sistema immunitario ed il superamento della malattia. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV.
Si sa che all’infezione segue l’incubazione, durante la quale il virus si moltiplica rapidamente, fin quando la sua concentrazione porta al manifestarsi della malattia e all’attivazione del sistema immunitario: la prima battaglia è quella più difficile perché il nemico si presenta in forze avendo potuto, ancora sconosciuto, moltiplicarsi indisturbato. Dopo la prima sconfitta il virus può rimanere latente, guardato a vista, ed eventuali successivi scontri si risolvono rapidamente a favore del sistema immunitario: se c’è una battaglia che il virus può vincere questa è la prima, come l’esperienza insegna. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV: in questo caso il virus viene sconfitto immediatamente dal sistema immunitario senza neanche mostrare segni della propria presenza, diventa latente per un tempo che può essere biblico, e si risveglia poi con conseguenze nefaste senza che il sistema immunitario possa opporre la benchè minima resistenza. Per spiegare questa sua particolare attitudine è stato definito un "lentivirus".
Lo si è anche definito "elusivo" e "mutante" per spiegare la sua capacità di non farsi individuare dagli scienziati o eliminare dagli pseudo nucleotidi (AZT). Poi vista questa sua supposta capacità si è potuto suggerire di utilizzare l’azione combinata di più farmaci (il cocktail HAART) con vantaggi evidenti per le case farmaceutiche che invece di farsi concorrenza possono spartirsi una torta ancora più grande.
Si sa che l’evoluzione ha impiegato un miliardo di anni per far assumere agli organismi unicellulari la nostra meravigliosa complessità. E va da se che per un miliardo di anni il sistema immunitario si è sviluppato vincendo tutte assolutamente tutte le sue battaglie contro i virus, altrimenti non saremmo qui a parlarne. E non ha usato l’AZT. Poi è arrivato l’HIV e quello che è stato vero per un miliardo di anni improvvisamente non lo è più.
Il vaccino è una forma indebolita del virus di cui mantiene le sembianze ma non l’intraprendenza: è insomma una specie di identikit che si fornisce al sistema immunitario per consentirgli di selezionare e allertare i suoi anticorpi migliori, quelli capaci di combattere con successo quel virus. Se mai il virus si presenta il sistema immunitario è già pronto e può agire rapidamente evitando l’insorgere della malattia. Il male viene combattuto comunque dagli anticorpi, non dal vaccino che serve solo per predisporre gli anticorpi giusti. Secondo la tesi ufficiale, tutti i soggetti infettati dall’HIV sviluppano spontaneamente gli anticorpi entro 2-4 settimane dall’infezione, tant’è che il test rileva proprio la presenza di tali anticorpi. A cosa potrà mai servire un vaccino per l’HIV è uno dei più grandi misteri della storia dell’umanità. Se poi consideriamo che questo virus è mutante il mistero si infittisce: quale identikit verrà fornito al sistema immunitario? Se poi ci ricordiamo che il virus HIV non è mai stato isolato allora possiamo solo pensare al miracolo: l’identikit di una entità che nessuno ha mai visto.
Tutte queste assurdità sono i sintomi evidenti di una grave malattia conclamata che ha colpito il sistema sanitario internazionale e l’ambiente scientifico collegato, un’infezione maligna che ha attaccato il rigore scientifico, l’onestà intellettuale, la correttezza professionale, e che ha lasciato spazio solo al potere e al guadagno, rivolgendo il sistema sanitario contro la sua stessa ragione di essere: curare i malati. Ma se il male si è potuto diffondere a tal punto è perché le nostre democrazie non hanno gli anticorpi giusti, il potere del sistema farmaceutico-sanitario non è controbilanciato da poteri altrettanto forti schierati dalla parte dei cittadini: i ministeri della sanità dei paesi occidentali nei 17 anni trascorsi hanno dato prova di essere pienamente asserviti agli interessi del sistema farmaceutico-sanitario internazionale, testimoniando così il livello di collusione ormai stabilitosi. Che fare? Cominciamo col diffondere informazione.
Dal 1970, anno in cui si ipotizzò l’esistenza dei retrovirus, ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV, che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai realmente isolato.

Un grosso problema della teoria dell’AIDS è che i ricercatori non sono stati mai in grado di scoprire nelle persone sieropositive una quantità di virus tale da compromettere la salute. Ed un altro fatto clamoroso è che l’HIV non è citotossico; questo significa che quando il virus si moltiplica non distrugge le cellule presenti, come fanno invece altri virus che distruggono le cellule che infettano. L’eminente virologo Peter Duesberg così commenta questo fatto: “il virus infiltra o infetta un numero molto basso di cellule, appena una su 100mila. Per essere nocivo, per uccidere (…) un microbo deve pur fare qualcosa. Altrimenti è come tentare di conquistare la Cina uccidendo tre soldati al giorno” Secondo Duesberg l’HIV si comporta come uno dei numerosissimi innocui microbi di transito sempre presenti nel corpo umano. Ed è esso stesso innocuo. Il fatto che milioni di persone abbiano contratto l’Hiv alla nascita eppure siano adulti sani è l’argomento più significativo, secondo Duesberg, contro l’ipotesi Hiv-Aids, perché dimostra che l’Hiv non può essere un agente patogeno letale.

L’ultimo dato sui casi realmente accertati di AIDS in Africa è stato diffuso dal WHO nel 2002: corrisponde a 1.111.663 casi totali cumulativi (dall’inizio dell’epidemia ad oggi).20 Ben lontana dalle stime fornite, questa cifra rappresenta comunque un numero consistente di esseri umani. Ci sarebbe da preoccuparsi, se non sapessimo come si arriva in realtà ad ottenere la cifra suddetta.
Come già riferito, l’Aids in Africa non è quasi mai diagnosticata con il test dell’HIV (troppo costosi e non sempre disponibili) ma in base a sintomi clinici. È sufficiente che un paziente presenti tre principali sintomi clinici (perdita di peso, febbre e tosse) più un sintomo minore (anche un prurito generalizzato) per poterlo dichiarare affetto da AIDS. Questo in pratica significa che gli africani che soffrono di malattie da sempre presenti in quelle zone ora sono classificati come vittime dell’AIDS. Così in Africa le statistiche sull’Aids possono essere gonfiate artificiosamente da una definizione capace di raggruppare sotto il suo largo ombrello malattie antiche (come febbre, diarrea, tubercolosi o malaria) cambiandone il nome. Ma le cause di malattia in Africa continuano ad essere la crescente povertà, la malnutrizione, l’inquinamento dell’acqua, la mancanza di igiene. Nei paesi del Terzo mondo si continua, purtroppo, a morire per gli stessi tragici motivi per cui si muore da sempre. Soltanto che ora la maggior parte di questi decessi sono rubricati come AIDS. Per questi problemi storici non viene invocato nessun massiccio aiuto internazionale, preferendo spingere quei programmi “umanitari” che mirano ad assoggettare quante più persone possibile ai farmaci e ai test delle multinazionali occidentali.
Due leader d’un gigantesco programma francese di volontariato sull’AIDS, i coniugi Krynen, dopo cinque anni di permanenza nel presunto epicentro dell’epidemia africana con un’equipe di 150 medici e paramedici europei, hanno smontato totalmente i dati della finta epidemia: “In Africa, politici, operatori sanitari e utenti dei servizi hanno tutto l’interesse a gonfiare i dati della malattia per il semplice fatto che, per chi si occupa di Aids, sono disponibili enormi fondi internazionali”. E continuavano, con un pizzico di humor nero: “Se in Africa sei un semplice affamato, nessuno si occupa di te, ma se sei un malato di Aids 750 organizzazioni assistenziali occidentali e le Nazioni Unite sono pronte a coprirti di cibo e pacchi-dono (…) Il giorno in cui non ci sarà più l’Aids se ne andrà il benessere.
Il microbiologo Harvey Bialy ha trascorso otto anni nel continente africano per compiere ricerche scientifiche. In una intervista intitolata significativamente “L’epidemia di AIDS in Africa: un mito tragico” sostiene che non vi è assolutamente nessuna prova convincente che L’Africa si trova nel mezzo di una nuova epidemia di immunodeficienza infettiva, e che sono stai gli ingenti fondi internazionali disponibili per la ricerca AIDS/Hiv ad incentivare medici e politici a riclassificare come Aids malattie tradizionalmente presenti nel continente.
Per lo studio e la prevenzione dell’AIDS in Africa sono già stanziate risorse enormi rispetto a quelle destinate ad altre malattie veramente pericolose, come la malaria, che nell’Africa sub-sahariana uccide più di un milione di persone all’anno. Il Governo dell’Uganda, che ha potuto investire nel 1993 solo 57.000 dollari nella prevenzione e nel trattamento della malaria, ha ricevuto invece ben 6 milioni di dollari per la lotta contro l’AIDS. Così la presunta “catastrofe” diventa il grande business del secolo ed oggi esistono migliaia di organizzazioni non governative che operano in Africa nel campo dell’Aids: soltanto in Uganda se ne contano più di 700.
Nel 2000 cinque multinazionali farmaceutiche, sotto l’apparente veste di un progetto umanitario, proposero di abbassare i prezzi dell’AZT e di farmaci analoghi per utilizzarli massicciamente su donne incinte e neonati nei paesi del terzo mondo, per la cura e la profilassi della “infezione da HIV”. Nello stesso anno, alla vigilia del Congresso mondiale sull’AIDS, il presidente sudafricano Mbeki, preoccupato della manovra delle multinazionali, convocò una conferenza di specialisti internazionali per un dibattito aperto sugli effetti tossici dell’AZT e sulle alternative terapeutiche di trattamento dell’AIDS. Tanto bastò a scatenare nei giorni successivi il linciaggio da parte della stampa internazionale. Mbeki venne definito un “pazzo” e un “criminale”. Venne accusato di oscurantismo e superstizione e perfino di attentare alla vita delle popolazioni africane. The Observer, tra gli altri, arrivò a scrivere: “Mbeki lascia morire nel dolore i bambini malati di AIDS”. Eppure tra gli scienziati che aveva invitato alla conferenza c’erano premi Nobel, membri di Accademie delle Scienze, professori emeriti delle diverse discipline scientifiche. Quello che il presidente Mbeki proponeva era soltanto un libero dibattito, un confronto su dati reali, la verifica dell’efficacia di tali farmaci e sulla ben nota gravità degli effetti collaterali. Non accettando supinamente che la popolazione sudafricana venisse sottoposta a dei trattamenti di scarsissima efficacia e di altissima tossicità, la sua colpa, in sostanza, era quella di aver sfidato il potere dell’uomo bianco e di non essersi piegato agli interessi delle multinazionali farmaceutiche. Per pagare queste cosiddette “cure e profilassi” si prospettava tra l’altro un indebitamento del Sudafrica di un miliardo di dollari verso la Banca Mondiale. La conferenza fu, come temuto dagli “ortodossi”, un momento di reale informazione, che permise a tutti gli scienziati dissidenti di esporre le loro tesi e mettere in grave crisi il dogma Hiv-Aids. E di fermare l’utilizzo dell’AZT nei paesi africani. Ma ancora oggi, nonostante le sue resistenze si siano rivelate oltremodo sagge e ragionevoli, il linciaggio mediatico nei confronti di Mbeki continua.
L'AZT:
Sintetizzato sin dal 1964 come farmaco antitumorale, l’AZT rimase accantonato per 20 anni poiché si constatò sperimentalmente che le cavie leucemiche trattate morivano in numero maggiore di quelle non trattate. Data la sua elevatissima tossicità è impiegato come base per il veleno per topi! Ma nel 1984 la Wellcome, società che lo produce, lo tirò fuori di nuovo e, grazie al terrore ormai dilagante, riuscì a farlo approvare in gran fretta come farmaco anti-HIV. Molti scienziati del gruppo dei “dissidenti” sin dall’inizio della “epidemia” hanno lanciato l’allarme contro il suo uso, che è molto più pericoloso della sindrome stessa. Ben sei studi indipendenti hanno provato una tossicità del farmaco 1000 volte superiore a quella dichiarata dalla Wellcome. Il più grande studio mai effettuato sul farmaco, per numero di pazienti e durata, fu il “Concorde Trial”, i cui risultati nel 1994 dimostrarono inequivocabilmente che tra i pazienti trattati non si verificava nessun beneficio, ed anzi si constatava un numero maggiore di decessi rispetto ai pazienti non trattati. Tra le conseguenza della somministrazione di AZT ci sono: distruzione del sistema immunitario, distruzione del midollo osseo, distruzione dei tessuti e della flora batterica intestinale, linfoma, atrofia dei muscoli, danni al fegato, al pancreas, alla pelle e al sistema nervoso. Se una persona sana venisse sottoposta ad un trattamento continuativo con AZT in pochi mesi subirebbe effetti devastanti, simili a quelli dell’AIDS conclamato, fino ad arrivare ad un tasso di mortalità prossimo al 100%. Eppure, grazie alla strategia del terrore, questo farmaco così tossico, cancerogeno e privo di effetti benefici continua ad essere somministrato.
Definiti miracolosi dai media, in realtà i benefici clinici di questi farmaci non sono a tutt’oggi ancora stati provati. Mentre la lista degli effetti collaterali aumenta progressivamente, insieme al numero di insuccessi – che vanno dalle deformità fisiche alle morti improvvise – testimoniando una realtà completamente diversa. E lo stesso scienziato che li ha ideati, il dott. David Rasnik, sostiene che ci sono forti dubbi sull’efficacia clinica di tali farmaci.
Per evitare questi effetti devastanti, in tempi più recenti si è suggerito di utilizzare l’azione combinata di più farmaci a dosaggi più bassi (il cocktail HAART). Questo ha portato ad ampliare in maniera considerevole il numero dei pazienti, o dei cosiddetti “malati asintomatici” che possono essere a lungo sottoposti a tali “terapie”. Con vantaggi evidenti per le case farmaceutiche che invece di farsi concorrenza possono spartirsi una torta ancora più grande, coinvolgendo nella cura anche persone che stanno benissimo.

La vicenda dell’AIDS è davvero speciale perchè mai nella storia della medicina così tanto denaro è stato riversato su una singola malattia. Di anno in anno le somme raccolte per la lotta all’AIDS si moltiplicano,  è la più grossa impresa industriale, vicina a quella del dipartimento della Difesa. La vendita dei test HIV è diventata una fonte di immensi guadagni. Molti scienziati coinvolti nella ricerca sull’AIDS possiedono società che vendono test e hanno milioni di dollari in partecipazioni societarie. L’AIDS per questi individui è un affare estremamente remunerativo. I ricercatori e i medici che hanno carriere e stipendi legati al virus sono circa 100.000, in buona parte americani. I bilanci delle multinazionali del farmaco si accrescono di alcuni miliardi di dollari all’anno con la vendita dei farmaci antiretrovirali e dei test HIV. Organismi come USAID (U.S. Agency International Development), UNAIDS (United Nations AIDS program), WHO, ricevono stanziamenti annuali di centinaia e centinaia di milioni di dollari per combattere l’AIDS. Più di 1000 organizzazioni umanitarie raccolgono in totale centinaia di milioni di dollari all’anno per aiutare i malati di AIDS. Il problema non è quindi la crescita dell’AIDS, ma, per quanto paradossale e grottesco possa apparire, l’esatto contrario, la sua eventuale scomparsa. Sono ormai così imponenti gli interessi economici politici e burocratici legati al virus HIV che la sua morte prematura potrebbe sconvolgere parecchi equilibri. Così è una tragica ironia che proprio David Rasnik, scienziato che ha ideato gli inibitori della proteasi usati per la cura dell’AIDS, abbia dichiarato nel 1997: “Come scienziato che ha studiato l’AIDS per 16 anni, ho stabilito che l’AIDS ha poco a che fare con la scienza e che, fondamentalmente, non è nemmeno una questione medica. L’AIDS è un fenomeno sociologico tenuto in vita dalla paura, creato da una sorta di “maccartismo medico” che ha violato e mandato in rovina tutte le regole della scienza e che ha imposto a quella fascia di pubblico più vulnerabile una miscela di credenze e pseudoscienza” E la giornalista Joan Shenton ne ha spiegato i motivi : ” Quello che ho imparato in questi anni è che la comunità scientifica non è più libera. Oggi la scienza può essere comprata e le voci individuali di dissenso facilmente ridotte al silenzio a causa delle enormi somme di denaro convogliate nel proteggere l’ipotesi prevalente, per quanto sbagliata possa essere. La politica, il potere e il denaro dominano il campo della ricerca scientifica cosi estesamente che non è più possibile sottoporre a verifica una ipotesi divenuta dogma.” Su questo aspetto della cattiva scienza dell’AIDS malata di denaro, mi piace chiudere col sarcastico commento del premio Nobel Kary Mullis :
“Un altro segmento della nostra società così pluralista – chiamiamoli medici/scienziati reduci dalla guerra perduta contro il cancro, o semplicemente sciacalli professionisti – ha scoperto che funzionava. Funzionava per loro. Stanno ancora pagandosi le loro BMW nuove con i nostri soldi”.
Altre info: http://www.ilvirusinventato.it/
                http://pensierolaterale.blog.com/
             http://www.luogocomune.net/site/modules/news/

Libri consigliati sull'argomento:

Heinrich Kremer

La rivoluzione silenziosa della medicina del cancro e dell'AIDS

Nuove conoscenze fondamentali sulle vere cause della malattia e della morte confermano l'efficacia della terapia biologica di compensazione

Heinrich Kremer, medico di fama internazionale, descrive in questo libro per la prima volta come e perché una cellula si trasforma in una cellula cancerogena e quali sono le vere cause dell'AIDS, sostenendo che cancro ed AIDS sono l'effetto di un esaurimento energetico della cellula (immunitaria).
Dietro queste sue affermazioni ci sono 20 anni di lavoro di accuratissima ricerca, basata sulle più importanti pubblicazioni scientifiche della medicina ufficiale nel campo della ricerca sulle cellule e sull'immunità a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.

Con questo libro il dott. Kremer propone la sua tesi sull'HIV, e lo fa in modo scientificamente verificabile. Egli ritiene sbagliata l'opinione "scientifica" secondo la quale un virus misterioso, fino ad ora non isolato da nessuno, causa la malattia denominata AIDS, e in questo suo lavoro dimostra la non validità di queste tesi, ampiamente sostenute dalla medicina ufficiale. La cosa più importante è che in quest'opera il dott. Kremer presenta per la prima volta al mondo intero un metodo terapeutico logico e senza contraddizioni, basato sulla medicina dell'evoluzione, che è in grado di curare, e non solo fermare, sia il cancro, in tutte le sue forme, che l'AIDS.

Peter H. Duesberg

Aids il Virus Inventato

L'HIV non provoca l'AIDS... L'AIDS non si trasmette per via sessuale... L'AZT peggiora l'AIDS, non lo migliora... Così sostiene il dottor Peter Duesberg, uno dei più autorevoli microbiologi del mondo, membro della National Academy of Sciences americana, un pioniere nella scoperta della famiglia di virus a cui appartiene l'HIV.
Le prove addotte da Duesberg - apparse in prestigiose pubblicazioni scientifiche ma volutamente ignorate dalla stampa a larga tiratura - sollevando dubbi a cui l'ambiente della ricerca sull'AIDS finora non ha risposto: se l'HIV provoca l'AIDS, perchè migliaia di malati di AIDS non hanno mai avuto l'HIV? Come mai centinaia di migliaia di persone che hanno l'HIV da molti anni non hanno mai sviluppato la malattia?
Perché lo scopritore del virus HIV ora sostiene che il virus non può essere l'unica causa dell'AIDS? Come mai oltre dieci anni di ricerche sull'AIDS - costate decine di migliaia di dollari - non sono riusciti a dimostrare come (o se) l'HIV provoca l'AIDS o attacca il sistema immunitario? E come lui la pensa anche Kary Mullis, premio Nobel.

La scienza imbavagliata. Eresia e censura nel caos Aids

di Massimiano Bucchi

Cosa è successo a tutti quegli scienziati (tra cui alcuni premi Nobel, grandi virologi internazionali, ricercatori di fama mondiale) che hanno provato a dissentire sull’ipotesi dominante nel campo dell’aids? In questo scorrevole pamphlet Bucchi ci racconta come chiunque abbia dissentito, sottolineato contraddizioni e palesi falsità, sia stato messo all’indice, privato della parola, licenziato, emarginato, ricorrendo spesso all’insulto personale, alle minacce, all’isteria. E come i media abbiano ampiamente avallato questo sistema di censura della verità.

1 commento:

Non si accettano offese parolacce o bestemmie. Rispetto e civiltà sono ben accetti. Gli autori non vogliono sostituirsi alla figura medica e non si accettano richieste di cura. Non è possibile in questa sede rispondere a domande riguardo malattie personali ma, solo in linea generale, a scopo informativo e divulgativo.